Non posso dire che le forze politiche e la pubblica opinione siano state cortesi con me, se nessuno ha risposto alla mia proposta di rinviare le elezioni. Capisco le ambizioni di partito e di persona, capisco che in Calabria non si usa il dialogo ma solo il monologo, però, ragazzi, un poco di gentilezza…
Fosse poi così stramba e sorprendente, la mia proposta; fossimo in una situazione chiara e solare: ma no, regna a Soverato la Babele, e, peggio, una Babele sotterranea, muta, silenziosa, carbonara. Entriamo un attimino nei particolari:
– la sinistra o le sinistre in una settimana hanno cambiato tre candidati a sindaco; e ancora sono sotto zero con idee e programmi e nomi di lista; anzi pare che una sinistra sia in guerra contro l’altra sinistra, senza dire che il PD è lacerato a livello regionale eccetera;
– i Gagliardi e certi fantasiosi personaggi possono sperare di mettere assieme una lista a testa, e forse Gagliardi di entrare in Consiglio e ripetere per la seicentosessantaseesima volta la solfa inutile della Procura della repubblica; altri, solo una folcloristica figuraccia;
– i centrodestra, forse due, almeno due, e certo divisi in obbedienze più o meno occulte, non mostrano alcuna speranza di accordo; e, a quanto trapela, annaspano alla cerca di illustri nomi di illustrissimi sconosciuti che sarebbero novità e il nuovo che avanza;
– la sola candidatura chiara e interessante sul versante di centrodestra non ha trovato, a tutt’oggi, riscontro; e sarebbe onesto rispondere “sì, sì; no, no” a un’onesta offerta di candidatura.
Di fronte a questo desolante quadro, e contandosi i 14 di aprile, ovvero due settimane dalla presentazione delle liste, e non essendoci né liste né idee né candidati, il rinvio non solo è una proposta sensata, ma, se ci fosse una logica umana e politica, s’impone.
S’impone perché il 2 maggio verranno comunque presentati candidati e liste, abborracciati e arrangiati in zona Cesarini, e perché una lista qualsiasi vincerà con un voto in più; e un tizio qualsiasi diventerà sindaco con un voto in più di un altro tizio qualsiasi. Sei mesi, e siamo di nuovo in crisi.
Rinviamo, e intanto, chi lo sa, qualcosa può nascere, una botta di buon senso.
Ulderico Nisticò