Quando il re condannò a morte Bertoldo, egli ottenne di scegliersi l’albero dell’impiccagione, e, ovviamente, non ne trovò mai uno di suo gusto, finché il re non cambiò idea, e Bertoldo morì vecchio di morte naturale e voglia di rape e fagioli. Così sta facendo la maggioranza di centrodestra (beh, le maggioranze a stento conviventi!), con le dimissioni non ufficiali, annunziate e non firmate, di Scopelliti. Intanto la solerte magistratura si piglia i suoi tempi, poi, il governo, poi la legge elettorale regionale… insomma, di alberi da scartare ne ha, il nostro Bertoldo. È palese dunque che i vari centrodestra giocano a rinviare, in attesa che qualche re cambi idea, che succeda qualcosa, che passi tanto tempo da rendere inutile lo scioglimento. In questo giochetto intervengono fattori politici e il fattore retribuzione!
Il centrosinistra, come è banale, propone di andare al voto, ma con l’altrettanto banale calda speranza di non essere accontentato: esce da una stagione di spaccature, ricorsi e denunzie; non ha fatto la minima opposizione a Scopelliti; non ha nomi e programmi seri. E il coniglio dal cappello a cilindro?
No, grazie: abbiamo già patito il farmacologo e un giudice, non ce ne serve un altro. Vale lo stesso per archeologi, altri giudici e giudicesse, antropologi, costituzionalisti… abbiamo già dato, e fu un fallimento. Non è nemmeno convincente che uno sia onesto: l’onestà non è un criterio politico, ma un criterio etico e personale, e tutti dovremmo essere onesti anche senza rivestire cariche.
Insomma, nessuno è pronto alle elezioni e tutti giocano al rinvio. Del resto, se la Calabria è questa e questi sono i Calabresi, non si spreme sangue da una rapa, politicamente parlando; e non ci sono tesori nascosti da scoprire.
Scoprirli, dove? Non si tengono riunioni serie di partito, non parla nessuno se non nel chiuso di qualche stanza… I giovani? Sono nati già saggi e prudenti, e anche loro, muti.
Lo stesso per le imminenti elezioni di Soverato. Ma perché non facciamo anche noi come alla Regione, e non rinviamo?
Ulderico Nisticò