Quando, dopo quattro anni di degenza, i Bronzi tornarono in piedi e a Palazzo Piacentini, parve per due o tre giorni che tutta la popolazione di Reggio Calabria ardesse dalla voglia di trasferirsi al Museo e visitare i due muscolosi personaggi; e per una settimana la fila iniziò a Melito PS e finì a Villa. Finita la settimana, i baldi guerrieri tornarono come furono fin dall’inizio della loro avventura reggina: soli soletti e disperati in vana attesa di uno con cui scambiare due chiacchiere!
Il carico a undici l’ha messo un ricorso al TAR di non so chi e non me ne impipo, che però è stato sufficiente a bloccare il Museo tranne la stanza dei Bronzi più la Testa di filosofo: fine delle visite. Già al Museo non ci andava nessuno quando almeno si poteva vedere qualcosa, per esempio le monete greche trovate a Soverato, eccetera; o la sezione ancore e relitti marini; o la pinacoteca… Figuratevi ora che uno dovrebbe andare a Reggio, pagare un biglietto e vedere una stanza e basta! Con i tempi della nostra solerte e vivace magistratura, per l’eventuale riapertura del tutto ne parliamo tra un quinquennio se tutto va bene.
Che fare? Beh, se dipendesse da me, spedirei i due forzuti guerrieri all’Expo di Milano, dove ce li hanno richiesti, e dove aspettano, con stima verisimile, venti (20!) milioni di visitatori. Se solo il 10% dà un’occhiata ai Bronzi, sono due milioni, cioè infinitamente di più di quanti ne vedremmo oggi, domenica, in quel di Reggio. Se sono tutti i venti milioni, facciamo il botto.
Pericoli? Non diciamo sciocchezze: ci sono modi per trasportare dovunque qualsiasi cosa con la massima sicurezza. Già trent’anni fa portarono in Giappone la Pietà di Michelangelo. I rischi che non tornino sono solo assurdi: è l’Esposizione Universale, mica il covo dei pirati della Tortuga.
Vantaggi, tantissimi: 1) della Calabria si vedrebbe finalmente un aspetto bello e positivo e pure tracotante, invece dei soliti mafiosi o antimafiosi di mestiere segue cena; 2) accanto ai Bronzi si può mettere un cartellone con l’elenco di tutte le altre belle cose che si possono vedere in Calabria: Acri, Altomonte, Amantea, Badolato, Bagnara, Belcastro, Bisignano, Bivongi, Bova, Castrovillari, Caulonia, Cerenzia Vecchia, Cosenza, Cropani, Gerace, Isola C. R., Locri, Monasterace, Mongiana, Palmi, Petrizzi, Pizzo, Praia a Mare, Roccella, Roccelletta, Rossano, S. Giovanni in Fiore, S. Severina, Scilla, Serra S. B., Sibari, Soverato, Squillace, Stilo, Strongoli, Taverna, Tiriolo, Tropea, Umbriatico… eccetera. Ho elencato solo luoghi d’interesse culturale, lasciando da parte spiagge e montagne.
Magari qualcuno s’incuriosisce, e decide di vedere la Calabria vera e non quella schifosa dei telefilm RAI segue cena.
Un corollario. Non si può seriamente sperare di incuriosire chicchessia, finché i due poveracci si chiameranno Bronzo A e Bronzo B come i moduli. A chi volete che venga la sindrome di Stendhal davanti a uno detto B e al suo collega detto A come i detenuti con il numero?
E allora, come li chiamiamo? Beh, ragazzi, fate sapere alla Regione e & che le mie idee si pagano almeno quanto pagano le scopiazzate chiacchiere agli antimafia segue cena.
Ulderico Nisticò