Libertà di prestare la macchina a chiunque, senza obblighi di registrazioni o altre complesse pratiche burocratiche che una norma scritta in fretta e furia aveva messo a rischio. Il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli presentati dal Ministero dei Trasporti e dell’Interno contro l’ordinanza di sospensiva del Tar del Lazio. Il nodo della discordia è l’intestazione temporanea dei veicoli. I giudici del Consiglio di Stato hanno confermato quanto scritto dal tribunale amministrativo regionale: chi guida un’auto a noleggio non propria per un periodo superiore ai 30 giorni non deve registrarsi presso l’archivio nazionale dei veicoli alla Motorizzazione annotando sul libretto della vettura nome e cognome, così come previsto da una circolare del Ministero dei Trasporti.
Lo scopo della legge, secondo chi l’ha scritta, è individuare più facilmente chi commette infrazioni e accertare le responsabilità, oltre a smascherare i prestanome. Ma si è capito da subito che applicarla sarebbe stato un incubo di burocrazia. Chi è in grado di riconoscere se il conducente sta guidando quel mezzo da più di trenta giorni? E le aziende? Con le macchine che passano da un lavoratore all’altro, come si sarebbero dovute comportare? Un caos. Per ora la misura sospensiva però vale solo per i noleggiatori.
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