Ndrangheta – Relazione Dia, la mappa delle cosche in provincia di Catanzaro

E’ stata pubblicata la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre del 2014. La relazione è un compendio dell’attività svolta dalla Dia e da tutte le forze dell’ordine (operazioni che hanno portato sia ad arresti che a sequestri di beni) durante il semestre analizzato nelle varie regioni dove è presente la criminalità organizzata ed i collegamenti con quelle internazionali.

Al centro del capitolo inerente la ‘ndrangheta emerge come resta alta l’attenzione degli organi inquirenti per le infiltrazioni non solo negli appalti ma soprattutto negli affari politico-amministrativi degli enti locali calabresi.

Per quanto riguarda l’attività della Dia troviamo come siano state inoltrate, sempre nel primo semestre del 2014, dodici proposte di applicazione di misure di prevenzione e, sempre nello stesso periodo, si sia cercato di aggredire i patrimoni con alcune operazioni che hanno dato questi risultati:

– Sequestro di beni su proposta del Direttore della Dia 37.757.000 euro
– Sequestro beni su proposta dell’A.G. in esito ad indagini della Dia 117.073.000 euro
– Confische conseguenti ai sequestri proposti 61.000.000 euro
– Confische conseguenti ai sequestri proposti dall’A.G. in esito ad indagini della Dia 12.560.000 euro

In conclusione, parlando della criminalità organizzata calabrese la Dia, nella prima relazione semestrale relativa al 2014 commenta sottolineando come “gli elementi di analisi scaturenti dagli esiti investigativi e giudiziaria sulla matrice mafiosa calabrese, relativi al semestre esaminato, consentono di confermare la capacità della ‘ndrangheta di infiltrare settori della politica, della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria, attraverso una consolidata rete di relazioni.

Il quadro della minaccia proveniente dalla criminalità calabrese si completa con il potenziale economico delle cosche che consente di orientare, con successo, i propri interessi verso i circuiti economici. I significativi provvedimenti ablativi eseguiti su beni riconducibili ai sodalizi di calabresi, che hanno riguardato anche altre regioni d’Italia, costituiscono il riscontro oggettivo sugli ormai sperimentati meccanismi che conducono, attraverso la fase di accumulazione finanziaria, a sistematiche iniziative volte al riciclaggio e al reimpiego di capitali sui circuiti economico-imprenditoriali. L’interesse imprenditoriale della ‘ndrangheta costituisce, infatti, l’elemento caratterizzante che da tempo si è esteso dal territorio calabrese verso altre regioni, rendendo necessario acuire il livello di vigilanza.

relazione-dia-primo-semetre-2014

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *