Avevo da poco compiuto 7/8 anni quando casualmente mi trovai ad osservare al tavolo di uno stabilimento balneare vicino casa mia e dove ero solito scendere al mare due persone giocare a scacchi, una era parente (forse uno zio) di un compagno di giochi delle vacanze, uno di quei turisti che un tempo quando c’era il campeggio Internazionale (dov’è ora la villa Comunale) arrivavano in tanti a Soverato e che non ho più rivisto. Prima non avevo mai visto una partita di scacchi: i pezzi sopra quella scacchiera mi colpirono molto e il giorno dopo tornai a vedere giocare i due e così continuai a fare l’osservatore delle loro partite per qualche giorno quando durante una di queste notai che uno dei due giocatori (il bianco) spostò un cavallo da una casa nera ad un’altra nera senza che l’avversario se ne accorgesse. I due evidentemente non erano dei grandi giocatori e al termine del match feci notare al vincitore che la sua vittoria era falsata spiegando cosa era successo. I due stupiti sorrisero e forse neanche convinti di quello che era accaduto mi snobbarono, chiedendomi cosa potevo saperne visto che era solo da qualche giorno che seguivo una partita a scacchi. “Ho capito come si gioca – dissi – e mi piacerebbe sfidarvi”. Giocai, prima con uno e poi con l’altro e vinsi le prime due partite della mia vita. Ho conosciuto così gli scacchi che abbandonai quell’estate senza mai dimenticarli. Circa dieci anni dopo spuntarono i primi computer come l’Olivetti M20 che funzionava con un sistema operativo chiamato PCOS che usavo per imparare il basic (autodidatta) ma che usavo anche per giocare a scacchi caricando il “software chess” da un floppy da 5 e 1/4 pollici. Il livello massimo era l’ottavo ma non riuscii mai a terminare una partita perchè bisognava attendere troppo tempo perchè il computer facesse una mossa e mi fermai vincendo il settimo. Ancora mi chiedo come sarebbe finita con il livello 8. La passione scacchistica durò un inverno perchè anche se una cosa mi piace, se non trovo qualcuno che mi invoglia e mi segue, dopo un po’ l’abbandono. Così il ritorno agli scacchi, avvenne all’Università. A Bologna mi capitò di giocare per un po’ di tempo in un improvvisato “circolo” all’aperto, ovvero sotto i portici di Via Zamboni: alcune volte si stabiliva un premio per chi faceva scacco matto e una vittoria valeva 1.000 o 2.000 lire. Gli avversari erano colleghi studenti ma abbastanza scarsi (bastava vedere le prime mosse d’apertura !!) anche se ingenuamente si credevano molto forti. Per farglielo credere spesso facevo loro vincere qualche partita e quel gruzzoletto che recuperavo (fino a 5.000 lire) poi lo dividevo con gli sconfitti offrendo una piadina bolognese e regalando qualche consiglio scacchistico. Dopo la laurea (ed ora sono tanti anni) ho ripreso con gli scacchi. Sto giocando on-line da qualche giorno: ci sono avversari in tutto il mondo e sono davvero bravi. Io non lo sono, sono stato un giocatore appena discreto (adesso debole) e forse (suonerà come immodestia e mi scuso) con buone potenzialità. Probabilmente il mio principale difetto è di essere troppo aggressivo adorando sacrificare i pezzi per guadagnare spazi di manovra e tentando di vincere per crisi e non per lisi. Penso però – a prescindere dal successo – che a questa disciplina tutti dovrebbero avvicinarsi. Le ragioni sono tante e magari quando troverò il tempo proverò a spiegarle sapendo che ci sono altri più bravi di me a farlo. Ho scritto tutto d’un fiato, dopo avere perso on-line due partite (per abbandono) e dopo avere annunciato lo scacco in due mosse ad un anonimo avversario che mi ha dato parecchio filo da torcere. Mi piacerebbe scoprire però che in mezzo a tante buone idee che Renzi ha lanciato per riformare la scuola , aggiunga l’inserimento di un paio di ore di scacchi a settimana nelle classi delle scuole elementari. Forse l’idea andrebbe spiegata meglio ma non ho voluto perdere l’occasione perchè temo che il mio ritorno di fiamma per gli scacchi durerà poco. Imparare gli scacchi sarebbe molto educativo ed istruttivo per le giovani generazioni e probabilmente in mezzo a tanti bimbi ce ne sarà più di qualcuno come quello di 7/8 anni di cui abbiamo parlato sopra che aspetta qualcuno con cui giocare e….vincere” –
Fabio Guarna ( Soverato News)