Non ho trovato ripreso, nelle cronache del Convegno degli exallievi salesiani di sabato 8 giugno, l’appello finale di don Ciotti a Soverato, come comunità e come istituzioni, di proporsi come città dell’educazione. Questo appello ha concluso un appassionato discorso sulla inderogabile necessità che l’esperienza educativa divenga formazione alla responsabilità, all’impegno, cioè, di affrontare con serietà e competenza i problemi personali e sociali che la vita ci propone. “Ci rubano le parole – ha affermato don Ciotti – quando le svuotano della loro autenticità e le gridano contro gli interlocutori in dibattiti sempre più inutili e insignificanti. La lotta al malaffare, il contrasto alle mafie,l’impegno contro la corruzione devono passare dalle parole ai fatti: ma, soprattutto, devono animare l’educazione nelle famiglie, nella scuola, nella vita pubblica”. L’educazione, in queste ultime settimane è stato ripetuto in molteplici occasioni e in tutte le scuole a tutti i livelli, è la missione della scuola, è la sua anima, il senso della sua organizzazione, anzi della sua stessa esistenza. E qui a Soverato, per il particolarissimo ruolo che la scuola svolge, costituendone, abbiamo più volte spiegato e sostenuto, l’attività più significativa, fino a connotarne il ruolo e la funzione nel vasto territorio che si estende da Stalettì a Monasterace, il richiamo e l’appello di don Ciotti non possono cadere nel vuoto. Soprattutto se si collegano alla testimonianza relativa alla morte di don Puglisi. Sul suo tavolo, ha ricordato don Ciotti, è stato trovato un foglio con l’appunto in preparazione all’incontro che il parroco di Brancaccio doveva avere con l’on. Violante, presidente della Commissione antimafia. Su quel foglio erano indicate le richieste: scuola media, consultorio, palestra biblioteca. Le strutture a servizio dell’esperienza educativa hanno un valore essenziale perché l’esperienza stessa diventi occasione concreta di crescita umana. E la comunità tutta, noi cittadini di Soverato e del comprensorio, dobbiamo esigere che alle migliaia di bambini,di ragazzi e di adolescenti, impegnati nei diversi livelli di scolarizzazione, non siano negati gli spazi e gli strumenti per un’esperienza scolastica significativa in tutti i suoi aspetti. Mentre in altre regioni si discute della possibilità che le aule siano attrezzate per divenire ambienti di apprendimento adeguati alla curiosità di studenti informatizzati, noi dobbiamo rilevare e lamentare la mancanza di aule, di palestre, di auditorium, del convitto per l’Istituto Alberghiero. Eppure in questi giorni abbiamo assistito ad esibizioni notevoli per impegno e creatività in tutte le scuole e in tutti gli istituti, che si sono dovuti inventare anche gli spazi per integrare le tradizionali attività didattiche con mostre, concerti, teatro, giornali , per i quali si sono preparati durante i mesi dell’anno scolastico. La dilatazione del tempo a scuola è una delle modalità per dare maggiore incisività alla dimensione educativa e, quindi, per contrastare la dispersione scolastica e l’assenteismo. Ha ragione don Ciotti: una città, caratterizzata dalla presenza della scuola in tutte le sue articolazioni, deve avvertire l’impegno educativo come interesse di tutti, non solo del personale della scuola. Singoli cittadini, famiglie, istituzioni si rendano conto, finalmente, che una scuola, così articolata come a Soverato, se funziona e risponde positivamente alle domande degli studenti, in quanto dotata degli spazi e delle attrezzature indispensabili, diviene strumento autentico di progresso per tutta la comunità.
Gerardo Pagano
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