La programmazione comunitaria Calabrese e quei silenzi assordanti

Salvatore Scalzo

Salvatore Scalzo

A differenza del Centro Nord, dove la programmazione comunitaria riveste una sostanziale funzione di attuazione e complemento di percorsi ordinari, in Calabria e nel mezzogiorno gli unici documenti di programmazione sono proprio i Programmi operativi Regionali e questi assumono un peso decisivo nella strategia di sviluppo complessivo della nostra Regione. Eppure, quello che dovrebbe essere l’argomento principe dei dibattiti e della dialettica maggioranza-opposizione, rimane drammaticamente avvolto nel silenzio. E questo riguarda tanto la programmazione futura quanto il monitoraggio di quella corrente. C’è troppo silenzio, anzitutto, sul ritardo drammatico che la nostra Regione sta accumulando nell’ambito della programmazione comunitaria 2014-2020. Il testo finale va mandato in decisione a settembre e quindi una sua bozza dovrebbe essere attualmente già pronta ma la realtà dei fatti è che ci troviamo, ancora una volta, in alto mare. Costretti ad una programmazione rattoppata, priva del confronto necessario con le realtà locali o di un’opportuna riflessione che emerga dallo stato dei bisogni del territori, destinata ad essere scritta e redatta con l’ausilio decisivo dell’assistenza tecnica. Rischiamo di arrivare completamente impreparati alle sfide della nuova programmazione, alle modificazioni sui criteri rafforzati di condizionalità di progetto previsti dal ministro Barca, alle nuove opportunità rappresentate dell’Asse città e dagli incentivi previsti per lo sviluppo delle aree interne. Ognuno di questi e altri aspetti meriterebbe un percorso di dibattito politico e serrato confronto tra presenti e futuri programmatori e attuatori dei progetti. In pratica, ancora una volta, ci troviamo dinanzi ad un fallimento annunciato.

Il discorso è analogo per quanto riguarda la programmazione in corso. C’è troppo silenzio. Le maggiori iniziative relative all’occupabilità dei giovani incontrano un fallimento silenzioso. Basti pensare ai famosi 120 milioni per le borse lavoro (quelli oggetto di strane e tempestive procedure da parte di alcuni grandi soggetti imprenditoriali al momento della consegna delle domande), tipico esempio di fondi a pioggia senza un vincolo tra le competenze necessarie per il territorio e le imprese e le singole competenze messe sul mercato. Che fine hanno fatto quei soldi? Non solo l’impianto progettuale era sbagliato ma voci di questi mesi suggeriscono molte rinunce da parte delle imprese stesse e molti abbandoni da parte degli stessi beneficiari. Come stanno realmente le cose? Esistono interrogazioni in corso e soprattutto intenti di revisione? Cosa sta succedendo? Inoltre, quasi nessuno ha evidenziato che i fondi destinati a finanziare iniziative costose e improduttive in tema di occupabilità hanno depapeurato completamente la dotazione finanziaria per iniziative di istruzione e formazione. Ecco, se consideriamo che nelle Regioni modello, la dotazione per iniziative volte a colmare deficit di competenza e di istruzione e per combattere la dispersione scolastica si attestano al 40-45 per cento dell’intera programmazione, in Calabria ci attestiamo su livelli drammaticamente più bassi, dovremmo riflettere sull’inadeguatezza dell’impianto programmatico stesso. Infatti non vi sono dubbi che iniziative in campo di educazione e adeguamento e riorientamento delle competenze sono alla base di ogni possibile piano di sviluppo e di lavoro e queste non possono essere sacrificate a spese inefficaci e sostanzialmente clientelari. Si tenga conto che, rispetto ai target OCSE, la Calabria segnala tra i più bassi indicatori medi nell’ambito della conoscenza delle lingue, della capacità di ragionamento logico e di comprensione di un testo.

Ecco, ci saremmo augurati, che su queste cose la cittadinanza avrebbe potuto essere coinvolta e informata. La politica regionale tutta, sembra essere concentrata su altro e non produce né quella maturità istituzionale derivata da una sana dialettica gestione/controllo tra maggioranza e opposizioni né un’azione esterna che funga da stimolo al dibattito e all’approfondimento pubblico. Un quadro di stallo e appiattimento, che si è abbattuto e si abbatte come un ciclone sulle vite e le speranze dei calabresi.

Salvatore Scalzo

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *