Atto unico per il teatro-danza, da una riscrittura di Rosario Amato della vita e delle opere di Reinaldo Arenas, poeta cubano omosessuale. Perseguitato dal regime castrista per la sua ostentata omosessualità e per la sua avversione ad ogni totalitarismo, Arenas segna a partire da una poesia lirica e naturalista la cifra di una rivolta intellettuale, di un tradimento ad ogni conformismo e ad ogni pensiero forte. Libero di amare con selvaggio accanimento una natura distruttivamente creatrice, la sua opera cammina di pari passo con una vita segnata da eccessi e rivolte interiori, da epiche e liriche ascese fino alla tragica diagnosi di HIV. Una vita eroica ed una morte libera e autodeterminata segnano il romanzo di una vita che lungi da paludati ripiegamenti accademici, si scaglia come continuo inno alla vita. La regia di Filippo Stabile e Rosario Amato, a patire da un’idea coreografica di Valeria D’Amico, Valeria Russo e dello stesso Filippo stabile, traccia un’onirica, quanto disincantata, melodia esistenziale, acquerello di una vita esaltata dal lirismo della natura ciclica delle cose, che sempre ritorna e sempre disegna la cronostoria universale dell’uomo. Le vita di Arenas attraverso i testi di Amato vive nel corpo e nelle voci delle Attrici (Anna Macrì e Alba Samà) e dei danzatori (Filippo stabile, Valeria D’Amico, Valeria Russo) come in una camaleontica metamorfosi tra il maschile sessuale e il femmineo creatore e deputato di vita. Sesso e rivolta, gioco e dramma, ironico scherzo della natura e sfrenata denuncia sociale e civile invertono ruoli e maschere della percezione in una tragicommedia esistenziale.