Nove agosto 2014 ore 22 circa,
Parco Scolacium.
Una folla composta varca la soglia d’ingresso.
Partono le note de “L’ultima notte di Scolacium”.
L’ incanto ha inizio.
Il parco,luogo di rara bellezza, ci accoglie in un’atmosfera magica. Un suono antico che evoca ricordi ancestrali, ci accoglie.
Alberi secolari e pietre che trasudano storia, ci guidano e ci accompagnano in questo viaggio.
La luna fa capolino tra gli archi della basilica.
Sembra un quadro dipinto ad olio.
Procediamo mestamente, consapevoli protagonisti di una magica notte.
Prendiamo posto.
Qual è la fila g ?e il numero 8?
Tu dove sei seduto?
Per un attimo torniamo all’hic et nunc, solo per un attimo, il tempo necessario per accomodarci.
Sgrano gli occhi.
Figure sinuose ballano.
Cassiodoro si illumina, comincia a parlare.
Rientro nel sogno, rapita.
Senza difese.
È un turbinio di immagini, di luci, di suoni, di colori, di parole, di racconti.
Il mito, la storia, il cuore, le gesta.
La staticità delle scene non stanca, induce al rispetto.
Il pubblico è in silenzio, siamo tutti silenziosamente muti.
Trattengo a stento il respiro quasi a non voler disturbare ciò che si svela ai miei occhi.
Ruggero, Cassiodoro, Adelasia, morgana.
Eccoli, sono li.
Guardo, ascolto, mi emoziono, trattengo il tremore.
Nulla è fuori posto.
I vestiti, le movenze, i testi, le musiche.
Il tempo scorre senza regole, il prima e il dopo non contano.
Ogni frase che ascolto rimanda, racchiude, evoca, rapisce.
E intanto la storia si svela.
Capisco che siamo alla fine solo quando un applauso fragoroso scioglie la tensione.
Esplode, irrompe, mi sveglia.
NO.. sta finendo..
Riprendo il controllo.
Mi alzo, anzi mi
precipito.
Bacio e ringrazio tutti.
Mi colpisce l’umiltà, e la mano che nn lascia la mia, della regista.
Faccio una foto stretta al mitico musicista e compositore.
Mi avvicino alla costumista.
Alla soprano.
Agli attori tutti.
Alla direttrice del Festival.
Per ultimo lascio lo sceneggiatore.
Per scelta.
Lo ringrazio commossa.
Esco lentamente a cercare gli amici e la macchina.
Un pensiero fisso mi accompagna durante il rientro.
“Che meraviglia, che meraviglia, qui in Calabria, qui nella mia terra”.
Fatico a dormire, non voglio che la notte offuschi nessuna emozione, che annebbi nessuna immagine di questa notte.
Spengo l’abat jour, esausta , felice.
Grazie, grazie e ancora grazie!
Ida Raynal