San Francesco di Paola è considerato uno dei taumaturghi più prolifici della storia della cristianità. Nella documentazione relativa alla sua causa di beatificazione, prima, e di canonizzazione, dopo, fu testimoniato che in un sol giorno compì qualcosa come… trecento miracoli!
E dei tanti contemplati nella sua agiografia la religiosità popolare ne ricorda alcuni fra i più sensazionali: aver attraversato lo Stretto di Messina servendosi del proprio mantello, l’essere uscito vivo da una fornace ardente, avere risuscitato un bambino nato morto, fermato un enorme macigno che stava per travolgere un paese, reso inoffensiva una bomba americana, durante il secondo conflitto mondiale, sganciata proprio sul convento di Paola (si disse che lì stesse nascosto il gerarca fascista e ultimo segretario del Pnf, Carlo Sforza). E infine avere moltiplicato, come Gesù, per tre volte i pani.
San Francesco di Paola, santo dei miracoli, dunque. Che furono innumerevoli. Infiniti. Tanto che uno in più, uno in meno, verrebbe da dire che non faccia differenza. Perché sì, l’uno in più è quello che forse (anzi, sicuramente), le carte canoniche non lo certificano ma è di quelli che nel tempo in cui esso si verificò fece molto scalpore e suscitò non poca emozione tra i fedeli.
Si era nella seconda metà degli anni Cinquanta e a Montepaone il culto del Santo calabrese era molto diffuso ormai da qualche secolo. Da quando cioè la famiglia Mattei lo introdusse agli inizi del XVIII secolo per volere dell’arciprete Giuseppe Mattei che pare interpretasse la volontà del proprio congiunto mons. Francesco Antonio Spadea che finì i suoi giorni da vescovo ad Aquino e Pontecorvo.
Si era sul finire degli anni Cinquanta, si diceva. Seconda domenica di maggio. Fervevano i preparativi per la festa del Santo eletto di fatto compatrono di Montepaone, insieme alla Madonna Immacolata e al patrono san Felice martire. Si era soliti, come ormai avveniva da alcuni anni, invitare la ditta “Fratelli Morelli” di Stilo per addobbare la chiesa con solenne “apparato”. Era un lavoro notevole che richiedeva più di un giorno di lavoro. E molto difficile e rischioso da eseguire perché bisognava far passare i tiranti dei tanti damaschi ed arazzi che scendevano giù dall’alto dei cornicioni fino a coprire sui due lati l’intera navata di motivi istoriati alla vita del Santo e alla narrazione del vangelo.
Fu appunto mentre il maestro decoratore, uno dei signori Morelli di Stilo, appunto, stava in equilibrio su un cornicione per sistemare un arazzo che un fulmine si abbatté sulla chiesa matrice di Montepaone proprio nel punto adiacente alla finestra accanto alla quale egli si trovava. Il malcapitato, sono le sue parole, rimase “accecato e stordito”, tanto da perdere l’equilibrio ed essere sul punto di precipitare sulla campata centrale dall’altezza di qualche decina di metri.
Il Morelli, per sua fortuna, non cadde. I soccorritori lo trovarono disteso e svenuto lungo il cornicione. Incolume. Quando rinvenne, la sua prima reazione fu di sorpresa, unita a stupore, per la presenza di persone estranee attorno a lui e il continuo brusio dal fondo della chiesa accompagnato da invocazioni al Santo per lo scampato pericolo.
Ritornato in sé, il decoratore raccontò di ricordare solo “un bagliore accecante, un botto assordante e… una mano… una mano che lo tratteneva sull’orlo del precipizio”. “Un miracolo”, gridarono all’unisono i soccorritori. “Miracolo” gli fecero eco gli astanti dabbasso della navata. “Un miracolo” sussurrò, ancora smarrito e con gli occhi inondati di lacrime Morelli, “un miracolo di san Francesco perché ha voluto che io continuassi ad allestirgli l’apparato. E così sarà, per oggi, per l’anno che verrà, e per tutti gli anni in cui avrò la forza di mantenermi in piedi”.
Più che una promessa fu un “ex voto” per grazia ricevuta. Perché la ditta “Fratelli Morelli” di Stilo continuò per molti anni ancora (fino agli inizi degli anni Settanta del Novecento) ad abbellire con i suoi luccicanti drappeggi la chiesa parrocchiale di Montepaone in occasione della festa di san Francesco di Paola. E gratis, per tutto il tempo che il Signore gli riservò su questa terra.
Mario Pitaro