Carissima amica mia,
ho ignorato per giorni l’impellente desiderio di scriverti, perché scriverti vuol dire prendere coscienza che tu non sei qui a leggere. Non ci sei. Non sento le tue fragorose risate. Non ascolto le tue battute esilaranti e perspicaci. Non vedo i tuoi capelli appena “acconciati” . Non ammiro la tua linea finalmente ritrovata, la tua serie infinita di scarpe nuove e di borse, che una volta comprate, venivano puntualmente modificate, personalizzate, rese “tue”. Diverse, non comuni, speciali, come sei Tu.
Il rischio di scrivere una lettera ora, è scadere nel piagnisteo, nell’ accorato ricordo, nel luogo comune dell’ “era una brava persona”.
Non me lo perdoneresti mai, non farei cosa a te gradita e non lo voglio fare.
Sento il dovere morale di parlare di te, di raccontare ad altri, di parlare e parlare di te, perché nel ricordo vivi ancora, o forse, egoisticamente e terapeuticamente, per esorcizzare un dolore, il mio, così devastante e difficile da gestire.
Sei difficile anche tu, cara Antonella Carmela Pullano, come amavi definirti quando erroneamente ti chiamavo con altri nomi, la vita ti ha reso tanto generosa quanto attenta.
Meticolosa ed instancabile nel lavoro, donna di sani principi irremovibili, (“sono figlia di carabiniere”, ripetevi spesso) figlia, sorella e zia insostituibile. Amica ineguagliabile.
Arrivavi sotto casa per un saluto veloce, o per farmi assaggiare le infinite leccornie che preparavi, posteggiavi lì dove corre ora il mio sguardo, mi aspettavi per aprirmi il cuore, senza bisogno di parlare ed io ti consegnavo il mio senza reticenze e senza filtri.
E poi è arrivata l’altra, la nuova amica, la donna dai “capelli di nuvola”, la giusta dose di dolcezza che serviva ad entrambe, un trio perfetto.
Da allora tutti i capodanni erano ritualmente NOSTRI.
Dopo aver “sistemato” figli e quant’altro, dovevamo vederci, brindare al nuovo anno, a NOI, senza pretese di divertimento ad ogni costo, solo un brindisi, tanti propositi, tanti progetti consapevolmente irrealizzabili e tante foto che immortalavano quegli istanti irripetibili.
E poi il mare, il tuo greco-ionio mare, una pietra raccolta per ogni giorno di mare, quel prezioso ciottolato del tuo giardino, testimonianza della bellezza e dell’armonia che ti appartengono.
Ed infine, gli ultimi anni, quelli vissuti con una forza e una gioia ed un’energia che non puo’ essere sottaciuta.
Trovavi il senso ad ogni cosa, il niente diventava tutto, oggi il decoupage, le confetture, gli acrostici, le cornici delle foto, domani i soli appesi alle pareti, le camminate, le torte, le cene, le chiacchiere, i blog.
Pure il male che inesorabilmente avanzava, aveva un senso, lo rispettavi e lo schernivi nello stesso momento.
La quotidianità vissuta con te aveva il sapore della straordinarietà.
Ci sono cose nella vita che hanno un senso preciso, altre che lo acquistano durante il passare del tempo, e Tu, cara Antonella, diventi ogni giorno più preziosa.
Un abbraccio stretto.
Ida Raynal
P.s. “Voglio andare a ballare, portatemi a ballare, Idaaa, Gabriellaaa, io voglio andare al Rebus”… perdonaci Anto, non ti abbiamo accompagnato, non lo abbiamo fatto!