Pungitore: la filosofia deve tornare a ispirare gli uomini
E’ in programma domani (15 giugno) alle ore 18 il quarto aperitivo culturale “Naturium” dedicato al tema “Musica, filosofia, antroposofia”. L’evento, promosso da Giovanni Sgrò, si svolgerà presso il “Glauco Beach Club”, in una suggestiva posizione panoramica all’ingresso nord di Soverato. Fabio Antonio Apicella (musicista, antroposofo) curerà la parte antroposofica e musicale. L’introduzione filosofica sarà, invece, affidata a Francesco Pungitore (dottore in Filosofia, giornalista e scrittore). Considerata la particolarità degli argomenti trattati, abbiamo chiesto ulteriori note di presentazione agli organizzatori. Nello specifico, abbiamo sollecitato Pungitore a spiegare meglio questo progetto di divulgazione filosofica, sicuramente originale.
Si può ancora considerare la filosofia parte integrante della nostra vita quotidiana?
“La condizione in cui la filosofia si trova attualmente è ben nota. Il pregiudizio che la soffoca è sempre quello: che la filosofia sia una cosa superflua, comunque riservata a pochi e non per tutti. Evidentemente non è così. Non lo era già per la filosofia delle origini, quella di Talete, Anassimandro, Anassimene, Eraclito, Pitagora, Parmenide, Empedocle, Platone. Ebbene, a quella filosofia, a mio avviso, bisogna ritornare. Alla filosofia scienza prima delle sue origini greche. Una filosofia comprensibile. Una filosofia che vivifica il pensiero, rimettendolo in movimento. Una filosofia che guarda alla vita e all’esperienza quotidiana degli uomini, abbandonando l’aria sterilizzata dei laboratori universitari”.
Quindi c’è un modo per riportare la filosofia, come dice lei, tra la gente?
“E’ proprio quello che stiamo cercando di fare qui a Soverato, grazie all’impegno organizzativo dell’amico Giovanni Sgrò, con il progetto Naturium, giunto al quarto appuntamento culturale dell’anno. Parliamo di filosofia antica, soprattutto. Di quella conoscenza nata come arte della vita indissociabile dall’esperienza. Di quell’impegno quotidiano, di quel cammino interiore ed esteriore, illuminato da un sapere che era anche e soprattutto terapeutico, dotato di una funzione liberatrice e risanatrice. Quindi parliamo di una filosofia capace di ispirare piuttosto che di spiegare, che eleva lo spirito umano in ambiti e sfere di superiori visioni senza mai perdere il suo radicamento conoscitivo. Una filosofia sapienziale, pertanto, che non è erudizione superficiale ma esperienza e pratica: della verità, della bellezza, del bene”.
Perché questo appuntamento in riva al mare?
“Perseguiamo il nostro scopo, stavolta, in un luogo che, già per se stesso, ci aiuta molto nel nostro compito. Il Glauco evoca ricordi di storia antica: a pochi metri c’è un sepolcreto rupestre; di fronte, a pelo d’acqua, affiorano i reperti di età romana dell’antica Poliporto. Storia, dunque. Ma anche filosofia. Siamo ospiti del “Glauco” e, guarda caso, questa figura compare nella Repubblica di Platone, Libro X, come metafora dell’anima immortale”.
Ma che tipo di rapporto filosofico ipotizza tra Pitagora e Platone, nel segno della musica?
“Sappiamo che Platone nacque ad Atene nel 427 a. C. Diogene Laerzio ci informa che viaggiò molto e andò in Italia dai Pitagorici. Per motivi anagrafici, ovviamente, non incontrò Pitagora, ma attinse dagli epigoni della sua scuola alcuni punti focali di quella dottrina. Pitagora, nativo di Samo, raggiunse l’apogeo della sua vita intorno al 531 a. C. proprio di fronte a questo mare, tra Crotone, Locri, Taranto e Metaponto. A Crotone fondò la sua scuola di cui resta un ricordo quasi leggendario. Già Aristotele non sa nulla di Pitagora e tratta globalmente la sua scuola con la formula che usa nella Metafisica: i cosiddetti Pitagorici. Nel Diels-Kranz, in alcuni frammenti riconducibili a Isocrate, si ricorda Pitagora di Samo, andato in Egitto e fattosi discepolo degli Egizi, che superò tanto gli altri per fama che tutti i giovani aspiravano a essere suoi scolari. E cosa sappiamo dei Pitagorici? Veneravano Apollo, credevano della metempsicosi, la loro scuola era organizzata come una sorta di confraternita con precise regole di convivenza e tutti gli adepti partecipavano alla ricerca scientifica e filosofica come bene comune. Si applicavano alle matematiche, traducendo tutta la realtà in rapporti numerici, come cosmos, armonia. Ma, soprattutto, coltivavano la musica sopra ogni cosa, sia quale mezzo di purificazione dell’anima umana che studiandola nelle sue determinazioni numeriche. Dunque, nell’ambito della filosofia pitagorica, alla musica veniva riservato un ruolo speciale. Una attenzione che, come vedremo, Platone riprese ed ereditò”.
A noi tutti non resta, dunque, che attendere l’appuntamento culturale di domani a Soverato per saperne, sicuramente, di più!