Era una bella favola: partire con la mia famiglia, ad inizio estate, dopo la scuola da Catanzaro, per dirigerci a Soverato “ la perla dello Ionio”. Per me il posto più bello del mondo, mare cristallino dove si specchiavano tutti i miei bambina. Palme, uliveti selvaggi, pinete un giardino a cielo aperto (o meglio un asilo). Ritengo inutile chiudermi in un nostalgico pensiero bucolico, tutto poteva essere fatto nel rispetto della natura e degli uomini, seguendo un criterio logico.
Stefania Calabretta, sono la scrivente, oggi ho 42 (nonostante tutto continuo ad amare Soverato) intendo attirare l’attenzione non su tutte le problematiche della città (non ho questa presunzione e la preparazione per poterlo fare) di cui tutti si lamentano ma nessuno ne parla perché c’è l’amico dell’amico ecc una catena infinita. Sono una normale cittadina, residente ed osservatrice. Punto il dito, alcune volte giudicando, alcune volte ponendomi delle domande: sulla assoluta mancanza di senso civico, civile e politico nei confronti delle persone diversamente abili.
Penso di avere il diritto di poter esprimere la ma opinione (Corredata da fotografie parziali della città di Soverato, inerenti al tema barriere architettoniche) per una serie di motivi::
• Sono una cittadina libera, finchè si potrà, nei limiti dell’educazione e della legalità ho di diritto di esprimere la mia opinione.
• La mia famiglia, è stata colpita all’improvviso da una malattia cronica ed invalidante la sclerosi multipla S. M.
Sicuramente non desidero fare una passeggiata nei ricordi e mettermi a pensare quanto ero felice. Vivo oggi, respiro oggi e guardo all’oggi. Una città, degna di questo nome, così come risulta dal verbale per il titolo di città, concesso al comune di Soverato, registrata alla Corte de Conti di Catanzaro il 24/10/ 1974, non offre ai cittadini, turisti o semplici visitatori diversamente abili la possibilità di godersi la città, invivibile anche per chi soffre di calli, viste le buche. Non conosco le esigenze o la liquidità del Comune di Soverato, posso permettermi di parlare a nome di tutti i diversamente abili di Soverato: a noi non interessa che percorsi i soldi in passato abbiano preso , in merito all’abbattimento delle barriere architettoniche. Il tema deve essere affrontato e risolto al più presto, le buche nelle strade dove molte volte fanno da padroni perdite d’acqua e blatte, devono essere chiuse (Come prima cosa).
Non si cammina con le canadesi, bastoni, tripodi, sedia a rotelle e chi più ne ha più ne metta. Corre la data astrale 2014 ma continua a stare bene solo chi sta bene e a stare peggio solo chi sta male.
Non scrivo tutto ciò per attirare il biasimo di nessuno. Il mio obiettivo è trovare: una soluzione seria al fine di arrivare ad un pratico e reale abbattimento delle barriere architettoniche. Queste sono le mie osservazioni ottenere delle strade praticabili. Dare la possibilità a chi ha ausili per uscire di usarli in tutta sicurezza.
Soverato ha un corso a due corsie, ad entrambi i lati sono stati costruiti dei marciapiedi altissimi, chi ha un ausilio, come fa ad usarlo nell’ora di punta quando i negozi sono aperti, quando è giusto che tutte le persone escano e si incontrano?
Ci tengo a sottolineare che ho fotografato quanto potevo in una difficilissima uscita con un mio familiare, accompagnata sempre da altre persone, non è facile anzi è difficilissimo uscire da soli in, carrozzina, motorino per disabili o stampella. Migliorare i pochi accessi che ci sono, non ho ben capito, parlando sempre da cittadina ignorantissima alla quale sarebbe utile una città vivibile: Se i passaggi per i diversamente abili sono stati pensati dal comune (Ufficio tecnico) o il logorio del tempo e gli eventi atmosferici, li hanno corrosi tanto da abbassare alcuni marciapiedi. Quando trovi uno scivolo, sotto un portico dal sapore emiliano. Risulta impossibile entrare nei negozi i gradini sono insormontabili.
Non credo sia colpa dei negozianti, almeno così dicono, non credo sia colpa del Comune almeno così dicono. Ma la colpa di chi è? Forse ci dovremmo attrezzare noi con degli scivoli di legno “Quelli che si usavano negli anni 70 per fare entrare le macchine nel garage” . Non mi è chiara è se questi scivoli li dobbiamo portare noi da casa?
Credo che la colpa sia di tutti noi cittadini. Che stringiamo le spalle, non ci indigniamo abbastanza ci appoggiamo alla solidarietà e andiamo avanti.
Stefania Calabretta