Un passo avanti enorme nella lotta contro l’HIV: un vaccino terapeutico, quindi in grado di curare, per i bambini malati. Questa è ovviamente solo la base per moltissime sperimentazioni future, una base frutto del genio di dottori italiani.
È made in Italy ed è stato testato a Roma il primo vaccino terapeutico pediatrico al mondo contro l’Hiv: il siero è stato sperimentato “con successo” all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. E ora lo studio, durato due anni e condotto su due gruppi di 10 bambini infetti da Hiv, è stato pubblicato sulla rivista scientifica open source Plos One. “Una scelta – spiegano dall’ospedale al Gianicolo – legata alla possibilità per ricercatori di ogni Paese di accedere immediatamente e gratuitamente ai risultati della ricerca per proseguirne la strada”.
Questa sperimentazione, condotta secondo modalità no-profit (e senza contributi di case farmaceutiche) da Paolo Palma dell’èquipe dell’immunoinfettivologo Paolo Rossi, in collaborazione con la cattedra di Pediatria dell’Università di Roma Tor Vergata, ha riguardato bambini nati infetti per via materna, un tipo di trasmissione della malattia che interessa il 95% dei nuovi casi pediatrici ogni anno. “La somministrazione del vaccino, abbinata in uno dei due gruppi alla terapia antiretrovirale classica, ha determinato il significativo aumento di risposte immunologiche potenzialmente in grado di determinare il controllo della replicazione del virus dell’Hiv”. Un risultato che rende il trial dell’Ospedale Bambino Gesù lo studio pilota per sperimentazioni future. “Il successo di questo vaccino – spiegano i ricercatori –potrebbe ridurre il rischio dei fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel tempo alle cure antiretrovirali e diminuire sensibilmente i costi per i sistemi sanitari nazionali, che spesso costituiscono un impedimento all’accesso alle cure, specie nei Paesi più poveri”.
Lo studio è stato effettuato su 20 bambini con infezione verticale da Hiv; i 10 ai quali è stato somministrato il vaccino hanno sviluppato un “significativo aumento della reattività al virus, a differenza del gruppo che non lo ha ricevuto”. La vaccinazione terapeutica rappresenta una strategia innovativa, che punta ad educare il sistema immunitario di una persona infetta a reagire contro il virus. Si parla di vaccini terapeutici perchè servono a curare persone già infette, mentre quelli profilattici hanno una funzione preventiva. Non esiste al momento un vaccino profilattico contro l’Hiv.
Il vaccino sperimentato è stato ideato dai ricercatori del Bambino Gesù econfezionato dal Karolinska Institutet di Stoccolma, nel gruppo di Britta Wahren (Svezia), secondo le specifiche dei ricercatori romani. Nel soggetto infetto, in questo caso un bambino, viene somministrato il Dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv: queste informazioni genetiche introdotte nelle cellule del paziente stimolano la risposta immunologica dell’organismo. La cellula umana che riceve il Dna dell’Hiv inizia a sintetizzarla, migliorando la risposta immunitaria verso il virus.
Il vaccino ha ricevuto il via libera dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dal Comitato etico dell’ospedale. Le risposte immunologiche sono state studiate in collaborazione con il Laboratorio di evoluzione e trasmissione virale dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, coordinato da Gabriella Scarlatti, il cui lavoro è focalizzato sullo studio della prevenzione della trasmissione virale e della progressione di malattia in bambini e adulti.
La trasmissione materno-infantile dell’Hiv è un problema che riguarda soprattutto Paesi poveri o poco sviluppati e la “pubblicazione su una piattaforma gratuita – notano gli studiosi – permetterà a chiunque di seguire la strada tracciata dallo studio del Bambino Gesù“. Grazie ai risultati ottenuti sarà ora possibile procedere alla fase successiva della sperimentazione, che prevede la somministrazione precoce della terapia antiretrovirale, la successiva somministrazione del vaccino e, nell’adolescenza, ”la possibile sospensione della terapia antiretrovirale per periodi di tempo ristretti e sotto monitoraggio”. Questo passo è molto importante per ridurre l’uso delle terapie antiretriovirali, molto efficaci nel tenere sotto controllo il virus, ma gravate di tossicità nel lungo termine.
Gli effetti benefici sui piccoli pazienti offerti da questa possibilità sono molteplici: si riduce drasticamente il rischio di fallimento terapeutico e l’insorgenza di virus resistenti; inoltre si ridurranno i casi di sovra-infezione. Fondamentale anche la riduzione dei costi: basti pensare che in media ogni anno di terapia di un singolo paziente costa sui 20.000 euro.