È arrivato il giorno della partenza e del cambio del timoniere di questa comunità parrocchiale. I cambi sono sempre problematici, a volte inspiegabili, quasi sempre dolorosi. Invito voi e invito me a non fare di questa svolta un dramma o l’occasione per fare domande cui è difficile dare risposte.
Cogliamo, invece, da questa circostanza, l’opportunità, per me e per voi, di un rinnovamento, spirituale e pastorale. A volte ciò che noi chiamiamo morte è, invece, inizio di una vita nuova. Ho letto, qualche tempo fa, su una baita delle Dolomiti, che un incendio aveva semidistrutto, questa frase: “Ora che il fuoco ha bruciato il vecchio abete davanti la casa, posso finalmente vedere la luna”.
Desidero condividere con voi alcuni pensieri che sono certamente rivolti al passato, un veloce bilancio di quest’anno che coincide con il periodo del mio servizio, ma che sono soprattutto rivolti al futuro, se qualcuno vorrà raccogliere il testimone e continuare la corsa.
Ci sono nella Bibbia due figure e due storie emblematiche che hanno attirato, da sempre, la mia attenzione e il mio impegno. La storia di Giona, il profeta pauroso, e la storia di Davide, il ragazzo coraggioso. Li ricordate certamente.
A me pare che la nostra parrocchia, ogni parrocchia, si possa paragonare al povero Giona nel mare della tempesta. Come Giona, la parrocchia ha ricevuto una missione da Dio e, come Giona, è tentata di avere paura di fronte all’enormità del suo impegno. Giona ha paura, fugge, si nasconde, preferisce morire.
Desidero condividere con voi alcuni pensieri che sono certamente rivolti al passato, un veloce bilancio di quest’anno che coincide con il periodo del mio servizio, ma che sono soprattutto rivolti al futuro, se qualcuno vorrà raccogliere il testimone e continuare la corsa.
Ci sono nella Bibbia due figure e due storie emblematiche che hanno attirato, da sempre, la mia attenzione e il mio impegno. La storia di Giona, il profeta pauroso, e la storia di Davide, il ragazzo coraggioso. Li ricordate certamente.
A me pare che la nostra parrocchia, ogni parrocchia, si possa paragonare al povero Giona nel mare della tempesta. Come Giona, la parrocchia ha ricevuto una missione da Dio e, come Giona, è tentata di avere paura di fronte all’enormità del suo impegno. Giona ha paura, fugge, si nasconde, preferisce morire.
E così Giona si ritrova scaraventato in mare, in mezzo alle onde, in balia dell’oceano e della sua vigliaccheria. Non ha il coraggio di affrontare il futuro e la missione. È consapevole della propria povertà ma non confida in Dio né si affida alla forza di quel Dio che pure lo aveva scelto e mandato.
Giona non ha quel sano realismo e quel fiducioso ottimismo che invece possiede il giovane Davide. Davide ha di fronte a sé una sfida sproporzionata lanciata dal gigante Golia. Ma Davide sa di non essere solo, sa di avere Dio al suo fianco. Davide allora guarda Golia, guarda se stesso, vede la differenza, la valuta e quindi decide. Davide decide di non affrontare Golia.
Vorrei tracciare questo semplice e chiaro itinerario: da Giona impaurito nel mare a Davide coraggioso di fronte a Golia. Facendo un paragone. Non vi parlo più di Giona nel mare in tempesta e delle sue paure, bensì dei cinque sassi che Davide raccoglie nel torrente per scagliarli contro il gigante e nemico Golia offrendo al popolo d’Israele una speranza di vittoria.
Allora i sassi che in quest’ anno abbiamo raccolto dal torrente della parrocchia sono cinque.
Giona non ha quel sano realismo e quel fiducioso ottimismo che invece possiede il giovane Davide. Davide ha di fronte a sé una sfida sproporzionata lanciata dal gigante Golia. Ma Davide sa di non essere solo, sa di avere Dio al suo fianco. Davide allora guarda Golia, guarda se stesso, vede la differenza, la valuta e quindi decide. Davide decide di non affrontare Golia.
Vorrei tracciare questo semplice e chiaro itinerario: da Giona impaurito nel mare a Davide coraggioso di fronte a Golia. Facendo un paragone. Non vi parlo più di Giona nel mare in tempesta e delle sue paure, bensì dei cinque sassi che Davide raccoglie nel torrente per scagliarli contro il gigante e nemico Golia offrendo al popolo d’Israele una speranza di vittoria.
Allora i sassi che in quest’ anno abbiamo raccolto dal torrente della parrocchia sono cinque.
1- Primo. Abbiamo cercato di far crescere il desiderio di nutrirsi della parola di Dio a gruppi di persone che si sono fatti a loro volta promotori di iniziative di coinvolgimento e a servizio della comunità intera. L’ascolto e la conoscenza della parola di Dio sono le radici del grande albero che è la comunità parrocchiale.
2- Il secondo sasso si è identificato nell’impegno costante di offrire sempre e a tutti una liturgia viva, vera e coinvolgente. Una liturgia che è linfa e midollo della vita cristiana, con una partecipazione familiare e affettuosa.
3- Terzo. Ci siamo sforzati di creare o ricostruire legami, sia nell’ambito parrocchiale che della città. Tutti sono stati invitati sempre a guardare all’obiettivo finale e a superare limiti o visioni di parte, recuperando il senso di appartenenza alla comunità.
4- Quarto. Abbiamo cercato di mantenere o acquistare rilevanza in diocesi e in vicaria partecipando attivamente alle iniziative promosse dal nostro Arcivescovo e dai suoi delegati e offrendo collaborazione salesiana e costruttiva.
5- Il quinto sasso è l’impegno caritativo, missionario, sociale e culturale che ha fatto della parrocchia salesiana con l’oratorio e l’istituto, un tutt’uno. Lievito evangelico nella massa e fermento di crescita e di testimonianza cristiana
Per concludere.
Anche tra noi ci sono stati e ci sono quelli che hanno paura del mare aperto, a volte tempestoso, e, come Giona, si chiudono in se stessi, si limitano a guardare, non si fanno coinvolgere e perdono un sacco di opportunità che il Signore semina sulla loro strada.
Ma c’è, per fortuna e per grazia di Dio c’è, chi scende al torrente con Davide e, invece di lamentarsi per la poca acqua del torrente, accetta la sfida, raccoglie fiducioso i sassi che, inseriti nella fionda della grazia di Dio, arriveranno diritti al bersaglio.
Questa è la parrocchia migliore. La parrocchia di chi vuole fare come Davide e non come Giona. Davide prega, chiede aiuto e forza a Dio e poi fa la sua parte.
Io amo questa parrocchia e invito tutti a far parte di questa parrocchia. Senza esitazione.
Non mi resta ora che ringraziare. Ringraziare tutti e ciascuno. Mi avete voluto bene, e ve l’ho sempre riconosciuto. Siete stati sempre buoni con me e vi chiedo sinceramente perdono se non ho fatto tutto ciò che avrei dovuto e potuto fare. E per il tempo che speravate.
Vi ringrazio. Vi ringrazio per l’attaccamento a Maria Immacolata e Ausiliatrice dei cristiani. La vostra devozione alla Madonna è grande e sincera. Conservatela. Come dovete conservare l’affetto e l’attenzione per l’Oratorio che è la casa di Don Bosco, la famiglia e la parrocchia dei ragazzi e dei giovani.
Ringrazio i confratelli salesiani di questa comunità che hanno condiviso con me la gioia e la fatica del lavoro quotidiano.
Un grazie alla care Suore, sorelle nella comune missione: mi hanno proprio voluto bene. La vostra è stata la mia seconda casa.
Un grazie grande ai sacerdoti di questa forania e della diocesi. Al Vescovo che sempre ha avuto nei miei confronti parole di incoraggiamento, di comprensione e di affetto e di stima.
Permettetimi ora di concludere recitandovi alcuni versi che vi dedico come riconoscenza del cuore. Parole semplici che ho scritto domenica 11 agosto, quando sulla barca che mi portava al largo mi ero seduto e rannicchiato sotto la statua di Maria SS. di Porto salvo, quasi a cercare protezione e rifugio.
Guardando la Madonna, il suo viso dolce e sereno, guardando la vastità del mare che si spalancava davanti a me, azzurro come non mai, e guardando voi, sì, guardando voi, schierati devotamente e affettuosamente lungo tutto l’arco del golfo di Soverato, mi sono commosso e in silenzio ho pregato così:
Anche tra noi ci sono stati e ci sono quelli che hanno paura del mare aperto, a volte tempestoso, e, come Giona, si chiudono in se stessi, si limitano a guardare, non si fanno coinvolgere e perdono un sacco di opportunità che il Signore semina sulla loro strada.
Ma c’è, per fortuna e per grazia di Dio c’è, chi scende al torrente con Davide e, invece di lamentarsi per la poca acqua del torrente, accetta la sfida, raccoglie fiducioso i sassi che, inseriti nella fionda della grazia di Dio, arriveranno diritti al bersaglio.
Questa è la parrocchia migliore. La parrocchia di chi vuole fare come Davide e non come Giona. Davide prega, chiede aiuto e forza a Dio e poi fa la sua parte.
Io amo questa parrocchia e invito tutti a far parte di questa parrocchia. Senza esitazione.
Non mi resta ora che ringraziare. Ringraziare tutti e ciascuno. Mi avete voluto bene, e ve l’ho sempre riconosciuto. Siete stati sempre buoni con me e vi chiedo sinceramente perdono se non ho fatto tutto ciò che avrei dovuto e potuto fare. E per il tempo che speravate.
Vi ringrazio. Vi ringrazio per l’attaccamento a Maria Immacolata e Ausiliatrice dei cristiani. La vostra devozione alla Madonna è grande e sincera. Conservatela. Come dovete conservare l’affetto e l’attenzione per l’Oratorio che è la casa di Don Bosco, la famiglia e la parrocchia dei ragazzi e dei giovani.
Ringrazio i confratelli salesiani di questa comunità che hanno condiviso con me la gioia e la fatica del lavoro quotidiano.
Un grazie alla care Suore, sorelle nella comune missione: mi hanno proprio voluto bene. La vostra è stata la mia seconda casa.
Un grazie grande ai sacerdoti di questa forania e della diocesi. Al Vescovo che sempre ha avuto nei miei confronti parole di incoraggiamento, di comprensione e di affetto e di stima.
Permettetimi ora di concludere recitandovi alcuni versi che vi dedico come riconoscenza del cuore. Parole semplici che ho scritto domenica 11 agosto, quando sulla barca che mi portava al largo mi ero seduto e rannicchiato sotto la statua di Maria SS. di Porto salvo, quasi a cercare protezione e rifugio.
Guardando la Madonna, il suo viso dolce e sereno, guardando la vastità del mare che si spalancava davanti a me, azzurro come non mai, e guardando voi, sì, guardando voi, schierati devotamente e affettuosamente lungo tutto l’arco del golfo di Soverato, mi sono commosso e in silenzio ho pregato così:
Grazie
Don Paolo
Soverato 26.08.2013
Soverato 26.08.2013
Don Paolo Zamengo
Istituto Salesiano
Via G. Marconi 14