La Calabria ha perso ieri uno dei suoi figli migliori: Pasquino Crupi. La sua improvvisa scomparsa (avvenuta a Bova Marina, in provincia di Reggio, dov’era nato nel 1940) lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura e del giornalismo. Era un amico, Pasquino. Un grande maestro. Sempre prodigo di consigli, generosissimo, una miniera di ricordi. Ci conoscevamo dai tempi in cui dirigeva «Calabria Oggi», settimanale politico-culturale, col quale – giovanissimo – ebbi modo di collaborare tra tanti nomi illustri: da Luigi Gullo a Mario La Cava, e via dicendo. Giornalista, scrittore, acuto critico letterario, Pasquino Crupi, peraltro, in quel periodo coordinava la pagina culturale del «Giornale di Calabria» (quotidiano diretto da Piero Ardenti) che si stampava a Piano Lago e che cessò le pubblicazioni agli inizi degli anni 80. Ricordo la polemica con Antonio Altomonte, scrittore e giornalista del quotidiano romano «Il Tempo», all’indomani dell’uscita di un suo volume su Lorenzo il Magnifico, edito da Bompiani. Ma ci vorrebbe almeno un libro per poter racchiudere i tanti, tantissimi ricordi e molti aneddoti.
Se n’è andato, insomma, un amico; un grande amico, più che una delle figure significative del Novecento letterario calabrese e nazionale. Ed è più questo che ci rattrista e ci commuove. Pur se confortati dal fatto che, grazie alla sua pubblicistica (alle sue pregevoli opere), vivrà per sempre, vivrà in eterno. Ciao Pasquino!
(Vincenzo Pitaro)
Qui sopra: un numero del 23 aprile 1981 del settimanale politico-culturale «Calabria Oggi», diretto dal compianto Pasquino Crupi. In prima pagina, nel sommario, il titolo di un ampio servizio-inchiesta del giornalista e scrittore Vincenzo Pitaro, pubblicato contemporaneamente anche dal quotidiano Avanti!, diretto da Paolo Vittorelli, nella pagina culturale. Titolo: «Don Giuseppe Cristofaro, un prete rosso dentro una Chiesa di porpora».