“Tra liricità e religiosità, i suoi versi sono sempre altissimi”, così scrive Giorgio Bàrberi Squarotti di Giuseppe Prestìa, apprezzato poeta calabrese che in questi giorni pubblica, con le Edizioni Ursini di Catanzaro, una sua nuova raccolta di liriche dal titolo “Ultimi voli”. “E’ un giudizio – sottolinea il poeta – che mi commuove perché non pensavo che le mie poesie potessero meritare tanta attenzione”.
Prestìa, però, non è nuovo a tali giudizi. Il suo volume “Ultimi voli” è, infatti, introdotto da un lungo saggio critico di Carmine Chiodo, professore di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea all’Università Tor Vergata, uno dei massimi esperti di letteratura meridionalistica, ed in particolare di poeti e scrittori come Lorenzo Calogero, Leonardo Siniscalchi, Eurialo De Michelis, Fortunato Seminara e Mario La Cava.
Tendenzialmente schivo, Prestìa dal 1980 pubblica saggi di Estetica, libri di poesie e narrativa alcuni dei quali sono diventati veri “oggetti di culto” per i soci dei circoli letterari più accreditati, a partire da quelli di Firenze e Roma. “Questi “Ultimi voli” – scrive Carmine Chiodo – mi autorizzano a dire che il poeta calabrese ci offre davvero una poesia originale. Si tratta di una poesia ben misurata, breve, intensa, efficace. Si resta affascinati dal discorso poetico di Prestìa, che è essenziale ma nel contempo racchiude splendidi pensieri, umanissimi ricordi, motivi spirituali, bellezze naturali che dicono anche il modo con il quale egli si avvicina al mondo fenomenico e a quello interiore, umano e anche spirituale”.
Il suo modo di fare poesia, di creare poesia è quindi autentico e personale. “Né una parola in più – continua Chiodo – né una parola in meno. Dalla Terra il poeta si spinge verso il cielo e la sua bellezza, verso il creatore che regge tutte le cose. A volte parte da ciò che è bello nella natura, nella realtà, per alludere a una dimensione spirituale, cosmica”. La sua visione del Cosmo va tuttavia oltre quella pasco liana, anche per la scoperta delle sonde spaziali; a seconda del momento poetico-creante, il Cosmo è sentito ora come creazione, ora nel senso filosofico-teologico, ora come infinito, ora divina bellezza, ora secondo la fisica quantistica (campi, quanti, vuoto), ora come apparenza (filosofia orientale). Ma quello che è più importante è che tutti questi aspetti (che altri poeti più celebrati hanno espresso al massimo in bella prosa), con Prestìa diventano poesia di una universalità sottesa da un’eterna dimensione spirituale.
Il volume “Ultimi voli”, inserito dalle Edizioni Ursini nella collaudata collana “Farfalle”, ci consegna un poeta sensibile, dotato, che ha trovato la sua vera e giusta via e la batte fino in fondo, un poeta di tutto rispetto che merita la massima attenzione.
“Leggendo queste poesie – conclude Carmine Chiodo – ci si sente veramente “come un flusso di cielo” in un’atmosfera di grande bellezza naturale, materiale e spirituale”.
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Giuseppe Prestìa è nato a Gioiosa Jonica il 4 settembre 1939. Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha insegnato per tantissimi anni. Ama la musica classica e la pittura ad olio. Suoi, infatti, sono i quadri che illustrano quasi sempre le poesie. Ha pubblicato: un saggio di Estetica (La via estetica al Mistero); un idillio (Vetalo e Almaira); cinque libri di poesia (Il canto del Tao, Sinfonia della vita, Voga di campane, I canti del Romito, Ultimi voli), e quattro romanzi (Da guerrigliero a poeta, L’artista, Verso il destino, Rocco Napoli).