Quando Soverato produceva lavoro, e una Mostra

Amici lettori, per capire bene queste disadorne righe, dovete acquisire una robusta mentalità reazionaria, e dimenticare la teoria della “società di servizi”, che, applicata mezzo secolo fa, tanti danni materiali e morali ha causato all’Occidente, e alla Calabria in specie. La teoria era che pochissimi dovessero produrre, e i più impiegarsi da qualche parte: e siccome era comodo, eco tutti dietro una scrivania. Ed ecco la desertificazione delle campagne e l’abbandono dell’artigianato…

Tale premessa era necessaria, per giungere al nostro argomento, con questo enunciato: quando Soverato contava tremila anime, e il suo tessuto urbano era il quinto dell’attuale, allora pullulava di commerci e artigianato e vere industrie; e la popolazione residente, e i molti avventizi, vivevano di solo lavoro; e ogni soldo circolante in Soverato era prodotto a Soverato. C’era anche turismo, ma di qualità, prima che, negli anni 1980, degenerasse in breve e caotica balneazione senza identità.

Erano evidenti la conseguenze morali: Soverato pulsava di vita politica sanamente conflittuale, e perciò creativa e di politica in senso proprio, e di cultura divulgata, pragmatica, operativa. C’erano partiti, e comunità, e si discuteva… ed era necessario, perché ogni benessere, ogni condizione familiare dipendeva dal funzionamento della società cittadina. I servizi erano quelli indispensabili, soprattutto i trasporti per mare, ferrovie, strade.

Oggi Soverato conta, sulla carta, novemila abitanti; il territorio urbanizzato è cresciuto, ma quasi solo per quartieri dormitorio; il turismo, vedi sopra; ma il terziario è dominante, ormai più sotto forma di pensioni che di stipendi; dominante, per non dire unico.

Se fosse vero che la scolarizzazione è di per sé cultura, Soverato dovrebbe essere molto superiore ad Atene, Roma e Firenze; e invece c’è cultura d’importazione e libresca, e a compartimenti stagni, stagnissimi.
Quanto alla vita politica, stendo un velo, ma un velo…

Ci fu una vecchia Soverato del lavoro, e mi è venuta la fantasia di documentarla, con una Mostra, che, con mia fatica graziosa e a spese di allestimento del Comune, avrà luogo il 29 luglio sera, preceduta da un lavoro teatrale. Dove? Ovviamente in un luogo di archeologia industriale, il Quarzo, o Comac che dir si voglia.
Ho bisogno dell’aiuto di tutti, con foto e documenti e quant’altro. Fatevi sotto; e non lamentatevi a Mostra uscita, se sfuggirà qualcosa. Avvertenze:

– Le foto e carte saranno utilizzate e subito restituite;
– I collaboratori saranno citati per ringraziamento;
– Servono SOLO documenti e foto di attività produttive: non sarà una patetica esibizione di Amarcord e di glorie in gran parte fantasiose, ma un atto di storia reale.

È un atto di storia, e, se la storia una volta tanto riesce a insegnare qualcosa, un programma per l’avvenire. Se Soverato visse di produzione nel passato, potrebbe vivere anche nel futuro, ovviamente con i criteri del 2019. Qualche attività esiste, come è noto, ma si può fare molto meglio,
per andare avanti tornando indietro.

Ulderico Nisticò