In Calabria, a dire la verità, non è un ritorno, ma un arrivo, nella letteratura calabra di solito seriosa e pesantuccia e sociologica più o meno a tono. Francesco ci dà un tocco del genere fantasy, quello inaugurato, ormai decenni fa, dal Tolkien con le sue creature magiche; e affronta il tema, sempre caro alle lettere, della magia.
Il fantasy non è mai irreale, ma surreale, e consente di creare situazioni e vicende che, comunque, s’intreccino con la realtà oggettiva. Pungitore segue la traccia dei luoghi, privilegiandone alcuni ammantati di mistero: in Calabria, le grotte di Zungri, e quegli arcani megaliti di Nardodipace di cui si dovrebbero interessare di più e l’archeologia e la storiografia; e che sono circondati di leggende popolari. Il romanzo ci conduce alla Porta magica di Roma, a Praga… e a quel percorso iniziatico che è il Parco dei mostri a Bomarzo.
A governare la narrazione sono dunque due linee poetiche, e una è il viaggio attraverso luoghi effettuali ma avvolti nella magia; e il viaggio iniziatico, o pellegrinaggio, che ogni eroe compie dentro il mondo dei vivi, dentro il mondo dei morti, in fondo dentro se stesso: in interiore hominis, secondo l’insegnamento di s. Agostino. È il viaggio degli eroi classici nell’Ade – Ercole, Teseo, Ulisse, Enea – e dello stesso Dante.
L’altro tema è il conflitto, l’eterno conflitto del Bene e del Male, fatto di coraggio, sfide, tradimenti, battaglie con armi magiche. È un conflitto tra nemici, ma anche lo sforzo di ogni eroe a superare se stesso.
Pungitore, che ha studiato queste tematiche in altre pubblicazioni, avrebbe potuto usare il metodo della ricerca scientifica. Ha compiuto la scelta della creazione, attraverso il romanzo; e il lettore deve affrontare l’opera con l’approccio della letteratura, preparandosi a misteri, colpi di scena, avventure…
Anche in questo Francesco ci dà uno splendido modello di narrazione, sapientemente lasciandoci insoddisfatti e desiderosi che la creazione fantastica continui.
Ulderico Nisticò