In inglese è conosciuto come lionfish. E’ il pesce scorpione, una specie particolarmente pericolosa per l’uomo, dotata di spine velenose lunghe e sottili. Abitante naturale del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano e Pacifico (ma finito ad infestare anche la Florida e i mari caraibici), finora era stato alla larga dalle coste nostrane. Finora, appunto. Già, perché in base a un studio pubblicato dalla rivista ‘BioInvasion Records’, recentemente questo sgradito ospite degli abissi è stato segnalato in acque italiane. In particolare all’interno della ‘Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari’ (Siracusa), in Sicilia.
La ricerca fornisce i dettagli dell’osservazione e ricostruisce la rapida espansione geografica del lionfish nel Mar Mediterraneo. Negli ultimi anni il pesce scorpione (detto anche pesce cobra o pesce leone) – il nome scientifico è Pterois miles – si è diffuso nel Mediterraneo orientale. Dopo un avvistamento in Tunisia, l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) lo scorso ottobre ha lanciato un’allerta, avvisando del possibile arrivo della specie nel nostro paese. Ed è proprio dalla collaborazione fra Ispra, Cnr e American University di Beirut, che ha preso le mosse lo studio suddetto. Quello che ha portato all’identificazione di esemplari di lionfish e nelle acque sudorientali della Sicilia.
Ma perché il pesce scorpione fa paura? Innanzitutto è un formidabile predatore, in grado di impattare negativamente sulla biodiversità marina costiera. Non solo. E’ particolarmente insidioso per l’uomo a causa del veleno contenuto nei suoi aculei, collocati in corrispondenza delle pinne dorsale, anale e pelviche. Un veleno che provoca sintomi tutt’altro che lievi: il dolore forte generato da una puntura è spesso associato a nausea, vomito, febbre, convulsioni, difficoltà respiratoria e diarrea. Nei casi più gravi, la parte colpita può andare incontro a necrosi locale e a una perdita della sensibilità che può durare anche per molti giorni.