La politica regionale e gli scandali

L’indignazione suscitata dall’inchiesta giudiziaria sull’uso dei contributi regionali ai gruppi consiliari non può restare un fatto meramente emotivo che alimenta, talvolta   solo temporaneamente, la repulsione della politica. I cittadini-elettori siamo indotti all’astensionismo per   marcare la distanza da questi comportamenti e per richiamare l’attenzione degli analisti e degli osservatori, ci si augura anche dei partiti, sulla insostenibilità di questo malaffare diffuso.

E, tuttavia, l’indignazione, l’astensionismo, l’antipolitica non bastano: se vogliamo comportarci da cittadini consapevoli delle sorti della nostra democrazia, abbiamo il dovere di andare alle radici del problema, riconoscere le cause e rimuovere in modo netto tutti gli strumenti, anche regolamentari, che sono alla base delle distorsioni oggetto delle indagini giudiziarie.

I contributi ai gruppi consiliari della regione sono previsti dall’art.14 del Regolamento interno del Consiglio regionale, approvato con delibera del Consiglio n. 14 del 9 febbraio 2015, che testualmente recita:

“per le spese organizzative, di funzionamento, di rappresentanza, di   aggiornamento e documentazione, riconducibili esclusivamente agli scopi istituzionali riferiti all’attività del Consiglio regionale e alle funzioni di studio, editoria e comunicazione, è assegnato a ciascun Gruppo consiliare un contributo a carico dei fondi a disposizione del Consiglio regionale il cui importo, al netto delle spese per il personale, è fissato nella misura di euro 5.000,00 (cinquemila/00) per anno per ciascun consigliere iscritto al Gruppo, oltre ad un importo complessivo pari ad euro 0,05 (zero/05) per abitante al fine di tener conto delle dimensioni del territorio e della popolazione residente nella regione.”

La Regione, utilizzando i fondi di bilancio per il funzionamento del Consiglio, e, quindi, i soldi di noi contribuenti, finanzia i Gruppi consiliari, i quali sono dunque responsabili dell’utilizzo del finanziamento per il perseguimento degli scopi istituzionali. Già qui si pone una prima questione: a quale titolo singoli consiglieri divengono destinatari e, quindi, utilizzatori dei fondi assegnati alo gruppo? Le attività da sostenere con le spese organizzative devono, secondo il testo che stiamo esaminando, essere predisposte, realizzate e diffuse presso la pubblica opinione dal gruppo come soggetto politico-istituzionale, formalmente costituito e regolamentato all’inizio di ogni legislatura. Diviene incomprensibile, alla luce di questa norma, la stessa possibilità di accesso del singolo consigliere ai fondi del gruppo che dovrebbe essere gestito solo dal Capogruppo, come una delle funzioni ad esso riconosciute dallo stesso regolamento come articolazione della collegialità del Consiglio regionale. Le cronache, invece, parlano di prelievi operati da singoli consiglieri per attività, fossero anche politiche, organizzate e gestite a livello individuale.

La seconda questione, che è poi, quella centrale e sostanziale attiene al fatto che questa norma costituisca una ulteriore forma di finanziamento della politica. Concediamo, anche, cioè, che i fondi di cui parliamo siano stati utilizzati per gli scopi istituzionali, previsti dal regolamento, perché la rappresentanza,   l’aggiornamento e la documentazione e le funzioni di studio, editoria e comunicazione, dei gruppi consiliari deve essere a carico del bilancio regionale? Non sono, in definitiva, i gruppi espressione di partiti o gruppi politici, già destinatari di altri finanziamenti, a cominciare dai rimborsi delle spese elettorali? Si potrebbe rispondere che il funzionamento della democrazia ha i suoi costi; che l’articolazione delle istituzioni rappresentative dev’essere realizzata in modo da consentire l’accesso a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito o dalle fortune personali, che, insomma, il finanziamento pubblico dell’attività politica è vitale per le sorti stesse della partecipazione come diritto garantito dalla Costituzione. Parliamo, ovviamente, della politica e dei comportamenti ispirati alle norme delle leggi e dei regolamenti.

Le quali norme sono state evidentemente distorte nelle attività da esse regolate, se la magistratura inquirente è arrivata alle conclusioni istruttorie di cui parlano, le cronache. Per esempio, il criterio per assegnare i fondi ai gruppi (euro 5.000,00 (cinquemila/00) per anno per ciascun consigliere iscritto al Gruppo, oltre ad un importo complessivo pari ad euro 0,05 (zero/05) per abitante ) potrebbe essere stato interpretato come se volesse significare che ogni consigliere ha titolo a spendere fino a 5000€ all’anno, ma si tratta di un evidente errore di interpretazione.

Per evitare anche la tentazione di incorrere in simili errori, il regolamento dev’essere radicalmente modificato eliminando dall’art.14 tutta la parte relativa al finanziamento dei gruppi.   I quali, così come si costituiscono per la volontaria adesione dei consiglieri, da essi devono ricevere i fondi per la loro attività, ribaltando del tutto la prassi corrente. Questa nuova situazione, dei gruppi finanziati dai consiglieri, avrebbe una duplice positiva conseguenza: la responsabilizzazione degli eletti nei riguardi del partito o gruppo politico, che li ha candidati, e la consapevolezza del valore delle indennità che percepiscono, soprattutto se confrontate con il reddito medio della popolazione calabrese.

Gli emolumenti dei consiglieri , secondo la normativa regionale, sono,infatti, regolati   da questa norma:

“A decorrere dall’1 gennaio 2013 ai Consiglieri regionali, tenuto conto della specificità storica e geografica che vede la sede della Giunta regionale a Catanzaro e la sede dell’Assemblea a Reggio Calabria è corrisposto un emolumento omnicomprensivo, inclusivo di indennità di carica e di funzione e spese per l’esercizio del mandato, nella seguente misura:

tabella1

Forse dovremo rivedere molte nostre posizioni quelli che alla fine degli anni ’60 ci battemmo per la istituzione delle regioni. Beata ingenuità!Adottando questa decisione, i consiglieri regionali eviterebbero anche ai dirigenti dei loro partiti quelle prese di posizione, per la verità un po’ penose, di esprimere , insieme con il disappunto per le vicende giudiziarie, l’auspicio che i consiglieri possano dimostrare, come si usa dire, la loro estraneità ai fatti contestati. Se vogliono sinceramente dare un taglio drastico a quello che sta diventando sempre più un losco affare.

Soverato, 01/07/2015
 Gerardo Pagano

 

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