A integrazione dell’articolo di E. Attanasio e G. Scarfò, vorrei aggiungere alcune mie considerazioni sulla Film Commission Calabria. Prima però una brevissima digressione. Settembre 2010. Mi reco a Palazzo Alemanni e presento con protocollo n. 4130 un piano per la Cinematografia calabrese tendente a: 1. Individuare i punti critici del cinema in Calabria e della Film Commission Regionale 2. Ridefinire il ruolo della suddetta Film Commission 3. Utilizzare i fondi POR 2007/2013 Linea di Intervento 5.2.5.1 e 4. proporre un Progetto Calabria Cinema.
A sostegno di quanto affermavo nel mio progetto, ricordavo che la dotazione finanziaria originaria della Linea di Intervento 5.2.5.1, per promuovere la Calabria come location per le produzioni cinematografiche e per il sostegno dell’industria cinematografica regionale, ammontava a circa 36 milioni di euro (esattamente 35.978.881,00).
Nei mesi successivi mi attivai ad incontrare i responsabili del settore cinema per discutere il mio piano e sollecitare l’utilizzo dei fondi che l’Europa metteva a disposizione per la Calabria. Purtroppo, a seguito della Deliberazione n. 103 della Giunta Regionale della Regione Calabria, seduta del 29/03/2013, questa dotazione subiva un drastico ridimensionamento ad euro 9.952.173,00 (vedi deliberazione citata). A sua volta la somma residua di circa 10 milioni, fu portata a 8 milioni e venne suddivisa in due “ambiti” di 4 milioni ciascuna di cui “solo” 4 milioni destinati all’industria cinematografica regionale. Infine, a seguito del decreto del dirigente del settore n.7679 del 27/06/2014, (vedi decreto citato), solo due progetti furono ammessi al finanziamento per un totale complessivo di euro 116.163,50 tra l’altro per imprese che niente hanno a che fare con il cinema. Pertanto, si rese necessario nel settembre del 2014 un ulteriore bando per assegnare i fondi rimasti (vedi Bollettino Regione Calabria n. 40 dell’1.09.2014 parte III – Bandi e Avvisi).
Questo paradossale ma per me molto sofferto preambolo sintetizzato in poche righe ma costato 4 anni di tribolazioni, serve per dire come se da un lato ci sono state legittime sollecitazioni (anche da parte di figure istituzionali) per utilizzare i fondi a beneficio della collettività e della cinematografia calabrese, dall’altra abbiamo dovuto assistere impotenti a una Film Commission Regione Calabria che, perdendo questa stupenda opportunità di utilizzare 36 milioni di euro, ha visto sfumare l’occasione di diventare un organismo di riferimento strategico per l’economia e l’immagine della Regione. Opportunità che doveva servire anche per agevolare tante produzioni cinematografiche locali e di fuori.
In questi ultimi mesi, per ridurre il gap con altre regioni come Puglia, Basilicata, Sicilia e Campania, e a beneficio di noi calabresi, si sta attivando Sensi Cinema che si propone di identificare un piano di interventi volti a promuovere a sistema il settore audiovisivo attraverso un programma di attività denominato Lo Sviluppo dell’industria audiovisiva nel Mezzogiorno. L’intenzione è quella di sviluppare anche all’interno del territorio calabrese un’industria dell’audiovisivo articolata in una filiera produttiva allo scopo di dare sistematicità territoriale al progetto e fare in modo che gli investimenti relativi ad attività di un settore ricadano in termini di beneficio anche su altri, coerenti e funzionali allo sviluppo. Quindi in una prospettiva lungimirante e dinamica e dove il ruolo della F.C. è visto come una parte del tutto.
Concludo affermando che, ovviamente, mi trovo d’accordo sul “vero obiettivo di una F.C.: operare affinché in Calabria nasca e si sviluppi una, pur piccola, industria cinematografica con personale qualificato e con un sguardo particolare ai giovani registi, come nelle più importanti F.C. italiane”. Tuttavia, restano in me molte perplessità quando per “promuovere il territorio” si dovessero assegnare agevolazioni “a questo e a quello” senza porre necessaria e adeguata attenzione alle modalità di rappresentazione dei luoghi sfondi del plot. E’ sebbene sia vero che “per ogni euro di sostegno che viene elargito, le produzioni lasciano in loco un valore almeno quadruplo” non va dimenticato che “a un transitorio contentino dato dall’impatto economico derivante da una produzione cinematografica o televisiva sul territorio, bisogna contrapporre un ben più deleterio insieme di esternalità negative che nascono successivamente alla visione dei film che incidono fortemente sull’area di riferimento”. A sostenerlo è Elisa Messina dell’Università di Palermo in un suo intervento pubblicato sulla rivista del Turismo n.1/2006. La studiosa rileva che le “ripercussioni che la rappresentazione della mafia e della Sicilia hanno avuto nei confronti del turismo siciliano è stata tristemente tragica e l’andamento del settore potenziale volano dell’economia dell’Isola, ne è rimasto fortemente intaccato. Dove invece – continua la studiosa – si è stati attenti alle modalità, le esternalità non sono risultate negative ma al contrario hanno prodotto benefici: Il Commissario Montalbano – afferma Elisa Messina – è stato in grado di sovvertire la consolidata tendenza a rappresentare una Sicilia violenta o sterilmente tragica pur affrontando una tematica cara a numerosi produttori e registi: la mafia”.
Maurizio Paparazzo