Quando un personaggio noto e apprezzato esce dalla scatola televisiva e incontra il pubblico il richiamo è sempre molto forte. Tanta gente ha accolto Salvo Sottile alla libreria Ubik di Catanzaro. Il giornalista palermitano ha presentato il suo ultimo romanzo “Cruel” in un incontro moderato da Giulia Zampina.
Un’occasione per raccontarsi… <<Ho cominciato a fare il giornalista a 17 anni in una Sicilia difficile – ha dichiarato Sottile. – Ho mosso i miei primi passi nella mia terra e in Calabria. Mio padre faceva il cronista di nera in un piccolo giornale siciliano. Il passaggio alle emittenti locali è stato veloce e breve. Mi piaceva l’idea di accompagnare il telespettatore mano nella mano nei posti dove andavo, durante i servizi che realizzavo. In seguito è arrivata Canale 5, reportage importanti come l’Afghanistan e le Torri Gemelle e poi un nuovo modo di raccontare la cronaca con la trasmissione Quarto Grado.>>
Questo il Salvo giornalista, poi c’è anche quello scrittore…
<<La scrittura è qualcosa con la quale ti misuri perché i tempi televisivi sono sempre troppo stretti – ha sottolineato Sottile. – E’ come avere un handicap perché vorresti dire molto di più. “Cruel” è nato nella mia testa mentre stavo finendo Quarto Grado. Ogni personaggio di questo libro è un assassino possibile. Alla fine della storia la verità si ribalterà. La verità è un qualcosa che non riusciamo mai ad avere, ad impugnare, come accade in tutti i casi di omicidi irrisolti che abbiamo in Italia.>>
Presente anche un grande amico di Sottile, Arcangelo Badolati, giornalista della Gazzetta del Sud: <<Salvo ha fatto la vera gavetta, girando e cercando le notizie per strada. E’ animato da una grande curiosità e ha inventato un nuovo modo di raccontare la cronaca>>.
Lo scrittore si è soffermato su grandi casi di cronaca nera italiani, come il delitto di Yara Gambirasio, analizzando i profili di personaggi come Annamaria Franzoni, Alberto Stasi, al centro di vicende inquietanti.
<<Tutti , in un modo o nell’altro, siamo affascinati dal male – ha evidenziato Sottile. – Questo spiega il grande successo dei programmi di cronaca nera. Con Quarto Grado non ho mai risolto un caso, ma qualcuno l’ho aperto. Spesso ci vuole la televisione per allargare il fascio di luce su una storia. Oggi la cronaca nera è diventata una sorta di antibiotico: se usata bene può essere utile, se maneggiata male può creare danno.>>
<<Perché si uccide di più? – ha aggiunto il giornalista-scrittore. – Non parliamo più fra noi, non si discute, non ci si confronta e quando succede qualcosa pretendiamo di risolverlo velocemente, come con un sms. Il raptus omicida non esiste. Noi abbiamo dentro il male come il bene, spesso godiamo delle disgrazie altrui, fa parte dell’animo umano. Siamo fatti di buio e luce. I casi di cronaca nera li apprezziamo, ci appassionano perché, in realtà, raccontano storie di persone normali, come noi, che potremmo essere noi.>>