Esce in libreria Onora la madre della giornalista Angela Iantosca
Dall’8 maggio in tutte le librerie esce per Rubbettino il libro di Angela Iantosca, Onora la madre. Storie di ’ndrangheta al femminile (prefazione di Enzo Ciconte).
Come è cambiato il ruolo della donna nella ’ndrangheta dai primi del Novecento a oggi? È davvero solo vittima? Da questa domanda prende le mosse il libro che mette in luce come le donne, sempre più, tirano i fili della ’ndrangheta, sostituendo gli uomini in caso di loro assenza, educando i figli ai valori cardine dell’associazione.
Quello che si compie è un viaggio in quella Calabria sconosciuta che si declina al femminile, attraverso i documenti, i riti, le tradizioni, la fede, le parole dei pm, degli storici, della gente, per arrivare ad affermare che la donna, da sempre, è asse portante di una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo.
Nel libro anche un’intervista a Marisa Garofalo, sorella di Lea, uccisa nel novembre 2009 da Carlo Cosco che già nel 2001 “al compagno di cella aveva raccontato il suo proposito di voler uccidere la moglie”, come si legge nelle Motivazioni della sentenza pronunciata il 30 marzo 2012 dai giudici della I Corte d’Assise di Milano.
Ecco uno stralcio dell’intervista
“Quando decise di abbandonare il percorso di protezione, poiché non si sentiva tutelata, mi chiamò e io andai da lei. Viveva a Campobasso. Mi colpì quando mi aprì la porta: a fatica riuscì a riconoscerla. Era deperita e magrissima. Non aveva soldi e faceva la fame. Appena mi vide, mi chiese di andare a prendere qualcosa da mangiare. Il frigo era vuoto. Poi si trasferì al paese e Denise riallacciò i rapporti con il padre. Voleva conoscerlo e capire se le cose stessero proprio come le raccontava la mamma. Il padre la copriva di regali, come sono soliti fare i mafiosi. Un giorno, ricordo che venne a casa con buste piene di regali e abiti firmati: quando Denise tolse dalle buste i vestiti, vidi mia sorella prendere un paio di forbici e tagliare quei vestiti e buttarli nella spazzatura. Lea non voleva che il padre riconquistasse la figlia in quel modo. Quando, poi, Denise le mostrò i soldi che le aveva dato il padre, Lea li prese e li bruciò, perché quelli erano soldi sporchi”. Questa era Lea”.