Il presidente regionale Ciccio Manti e quello provinciale Salvatore Mazzotta non avrebbero condiviso il percorso del partito. La Lorenzo: “Mi spiace per gli assenti. Mi impegnerò con entusiasmo e coerenza”…
Parterre scudo-crociato notevole quello che si è presentato in sala consiglio al Comune sabato scorso, con il segretario nazionale Lorenzo Cesa, la senatrice lametina Ida D’Ippolito e il presidente del consiglio regionale uscente Franco Talarico venuti a sostenere la giovane candidata soveratese Selena Lorenzo. Una corazzata della quale Lorenzo si è detta “onorata”, promettendo di contribuire “al cambiamento della Calabria con l’entusiasmo della sua gioventù, la determinazione del suo essere tra le poche donne candidate al consiglio e l’impegno su temi urgenti come la disoccupazione e il dissesto idrogeologico”. Ventinovenne, commissaria cittadina dell’Udc, in politica già da dieci anni, Lorenzo ha anche rivendicato la sua coerenza nell’aver seguito le orme di famiglia senza mai cambiare casacca.
Fugace accenno, infine, con un “mi dispiace per gli assenti”, ad alcune assenze impossibili da non notare come quelle del presidente regionale Francesco Manti, candidato sindaco alle scorse comunali insieme a Fi e Fdi, e del presidente provinciale Salvatore Mazzotta. Divergenze interne al partito regionale sul percorso che ha portato alle elezioni? Nessuno lo dice chiaramente, ma secondo i bene informati i rappresentanti scudocrociati del soveratese sarebbero rimasti insoddisfatti per le scelte fatte. E Manti, medico del policlinico Germaneto, avrebbe dunque preferito presenziare alla visita del ministro della salute Beatrice Lorenzin (Ndc) all’ospedale. A chi gli ha chiesto chiarimenti, però, Manti si è limitato a ribadire il suo restare un uomo Udc. E se Cesa ha gettato acqua sul fuoco, dicendo di aver sentito il presidente regionale poco prima, Talarico ha sul punto si è limitato ad allargare le braccia. Insomma, la fine dell’amore con la destra e il riposizionamento al centro (sinistra) non è un passaggio indolore per il vecchio assetto soveratese, un po’ traballante sotto i colpi delle novità.
Prova ne è la gaffe dello stesso Cesa, che alla fine del suo intervento ha affermato: “Come sapete qui a Soverato hanno buttato giù l’amministrazione comunale, che infatti era un’aggregazione di soggetti troppo diversi per stare insieme”. Un’uscita che ha lasciato sbigottiti alcuni presenti, che gli hanno fatto notare il fatto che lo strano ibrido Pd-Ncd dell’amministrazione Alecci non è altro che lo schema nazionale che lui stesso sogna di replicare subito dopo le regionali, come annunciato pochi minuti prima. A quel punto momentaneo imbarazzo di Cesa, che da buon democristiano non ha perso però la favella replicando che in effetti si tratta della “credibilità degli uomini e non delle sigle”, e che “evidentemente noi abbiamo personalità più capaci come Selena, da spendere magari già a alle prossime comunali di Soverato”.
Teresa Pittelli