I sette negano inciuci e rilanciano: “Incoerenze politiche e irregolarità contabili”. Ma ad attenderli fuori è una folla di sostenitori e parenti degli ex amministratori buttati giù, che armati di striscioni e fischietti li contestano pesantemente all’uscita.
Clima da stadio per la conferenza stampa all’hotel Gli Ulivi dei dimissionari che hanno abbandonato la maggioranza firmando mercoledì scorso le dimissioni insieme ai quattro consiglieri di opposizione e mandando a casa l’amministrazione Alecci. L’ex presidente del consiglio comunale, Emanuele Salatino, ha iniziato a parlare tra fischi, applausi e urla, finché qualche contestazione più accesa ha costretto il maresciallo Giuseppe Di Cello a sgombrare la sala lasciando solo i giornalisti. La tensione però è continuata fuori al termine della conferenza stampa, quando i dimissionari sono stati accolti con fischi, urla e applausi ironici da una piccola folla di sostenitori dell’amministrazione Alecci, che avevano portato uno striscione con scritto “Vergogna, avete tradito Soverato”. Qualcuno si è anche lasciato scappare la mano in alcuni contatti ravvicinati, come nel caso della mamma di Emanuele Salatino che sarebbe stata spintonata e aggredita verbalmente riportandone uno stress che l’ha portata a ricorrere al pronto soccorso.
Tornando ai motivi delle dimissioni, il problema principale sembra essere stato, per Salatino, “l’esautoramento dei ruoli di consiglieri, presidente del consiglio e anche di qualche assessore svuotato della sua delega a vantaggio di qualcuno”. Un qualcuno del quale non ha voluto rivelare il nome, lasciando intendere che si tratti di un assessore a suo parere “troppo preponderante nella gestione amministrativa, e che avrebbe lasciato da parte i colleghi anche in questioni attinenti altrui deleghe – ha commentato – ad esempio nell’organizzazione della Notte Rosa”.
Un contesto di “non condivisione e non collaborazione” insomma, che al momento in cui si è trattato di affrontare temi delicatissimi e ingarbugliati come il piano di riequilibrio finanziario ha fatto da deflagrare un malessere già emerso con astensioni e assenze in consiglio comunale. Salatino ha fatto riferimento anche a “promesse da marinaio da parte del primo cittadino” (e qui c’è stato il primo di alcuni accesi botta e risposta polemici con Renato Alecci, padre del sindaco, stizzito dal tono ironico di Salatino in alcuni passaggi sul figlio). Tra le accuse più pesanti quella segnalata da Antonello Gagliardi, presente alla conferenza stampa insieme a Francesco Manti e Katya Urzino, “su liquidazioni di somme non corrispondente rispetto alla delibera della Rizzo sui debiti fuori bilancio”. Una liquidazione dei creditori del Comune alla quale Alecci stava procedendo sulla base dei circa 15 milioni di euro in totale concessi dalla Cassa depositi e prestiti. “Il sindaco era sempre chiuso nella sua stanza a fare le transazioni, ma è una cosa che spettava ai dirigenti. Con quale metodo, con quale trasparenza lo faceva?”, ha chiesto Salatino, che ha anche sottolineato il fatto che “ogni volta che si doveva prendere una decisione incombeva la minaccia di dimissioni da parte di Alecci se non ci si allineava”.
Il nodo-debiti resta l’aspetto più scottante. “Ci è stato proposto di procurarci una polizza assicurativa per possibili danni erariali in seguito alle nostre delibere finanziarie”, ha denunciato Salatino, che imputa ora ad Alecci “lacrime di coccodrillo” e che ha fatto anche un passaggio sul proprio padre, il primario dell’ospedale di Soverato Nicola Salatino, “fin dall’inizio scettico sull’amministrazione, nata sotto un cattivo auspicio”. Tra le rimostranze, il non essere quasi mai riusciti a farsi ricevere dal primo cittadino, al contrario di altri “che facevano parte della vecchia politica”. Più breve Francavilla, che ha insistito sulla propria trasparenza e coerenza nel dire fin dal 30 luglio come la pensava sui conti e sul riequilibrio finanziario. Vittoria Ciaccio, invece, ha rivelato di essere stata cooptata all’ultimo minuto in lista, di aver cercato con convinzione di dare il suo contributo anche a costo di sacrifici personali, ma di non essere riuscita a trovare un confronto autentico con il sindaco, soprattutto in tema di finanze e timori per i debiti dell’ente, “dal momento che Alecci sembrava parlare più lingue a seconda degli interlocutori”. “Non volevo né assessorati né altro perché grazie a Dio lavoro tutto il giorno come barista e il pane me lo sudo”, ha concluso Ciaccio. A smentire le voci di un accordo del gruppo Fi-Udc-Fdi con Salatino in cambio del ritiro del ricorso al Tar sulle presunte firme false, che avrebbe potuto aprire una querela di falso, ci ha pensato Manti confermando che quel ricorso, per la parte ancora da accertare, rimane in piedi.
Nel complesso le motivazioni dei tre spaziano dalla mancanza di un progetto condiviso a gravi irregolarità e dubbi sui conti e sul piano di riequilibrio, dalla scarsa coesione del gruppo a un sentirsi “messi da parte” dal sindaco rispetto ad altri. Motivi davvero così sconosciuti e imprevedibili all’atto della candidatura? Motivi così gravi da non essere prospettabile un impegno di mediazione, un tentativo di cambiare le cose dall’interno attraverso l’elaborazione e la discussione politica delle questioni, magari dandosi e dando alla città un po’ di tempo in più di riflessione pubblica prima di chiamare il commissario? Prima di organizzare la cacciata della giunta “in due ore”, come ha ammesso Gagliardi, raccontando l’affannata ricerca di un notaio disposto ad autenticare le firme a mezzanotte? La risposta dei dimissionari, davanti a queste domande, è stata no. Per Salatino, Ciaccio e Francavilla non esistevano più margini per interloquire con il resto della maggioranza. Si attendono ora le motivazioni degli altri dimissionari. E la conferenza stampa del sindaco uscente di giovedì.
Teresa Pittelli