C’è del marcio in Danimarca

scopelliti_giuseppe Così fa dire Shakespeare ad Amleto, e l’espressione è divenuta proverbiale proprio per la sua voluta natura generica, per l’intento di spostare l’attenzione dello spettatore non sui particolari e sulle cause singole, ma  sugli effetti del marcio: la puzza, la corruzione. Il marcio non è che la regina, insieme all’amante, abbia ucciso Amleto padre, il cui spettro chiede giustizia ad Amleto figlio: questo sarebbe un delitto, un caso da affrontare secondo le regole della polizia e della magistratura. Il marcio è che nella Danimarca della tragedia non funziona niente, è tutto confuso, tutto immerso nell’incertezza, nella follia latente o conclamata, nella lentezza del decidere e in un’atmosfera di grigio, di nebbia morale. Eppure c’è un Regno, ci sono soldati, una politica estera, in apparenza c’è tutto; ma è tutto marcio.

 C’è una Danimarca dovunque, e nessuno s’illuda che a Milano o a Londra o a Tokyo… o nella Danimarca reale le persone e le istituzioni siano tanto meglio della Calabria; ma io sono in Calabria, e piango i miei guai perché patisco i miei guai e non quelli di Elisabetta II o di Formigoni, che se li spiccino loro.

 Perciò poco mi curo delle sorti giudiziarie e personali di Scopelliti in quanto persona: se la veda nei prossimi casi di giudizio, e, se credente, con il confessore. La politica, con buona pace di certi moralisti, non è la somma di persone più o meno o sedicenti oneste, è un sistema che deve funzionare per il vantaggio di una comunità. Se il politico X è onesto ma incapace, è palesemente peggio di Y capace ma disonesto: sarà cinico, ma è così.

 Ciò premesso, premettiamo anche che il Comune di Reggio è nella disperazione che sappiamo; che il Comune di Catanzaro sta in piedi per espedienti; che Soverato patirà con il dissesto le conseguenze di mezzo secolo di discutibile classe politica sempre plebiscitariamente votata dal popolo; e Lamezia non è in dissesto mica si capisce perché… e le commissioni d’accesso… e i dissesti qui e lì… E ora, la Regione.

 La vita… beh, esistenza della Regione Calabria è grama e misera dal 1970 senza interruzione alcuna; e senza creare miti di Illustri Pinchipallini che sarebbero stati santi e bravi. Uno sterminato carrozzone di passacarte… ma no, che manco le passano, se le tengono calde calde… Eccetera, non devo aggiungere nulla a quanto tutti abbiamo sotto gli occhi.

 Adesso – scrivo volutamente senza certezze di quel che accadrà – si sente che Scopelliti dovrebbe lasciare per legge, e al suo posto subentrare qualcuno; o che si dimette; o che con lui si dimetteranno tutti; o che invece non si dimetterà nessuno e lasceranno Peppe solo e al suo destino… Sono tutte storie interne al centrodestra, diviso per altro in due partiti che si guardano male l’un l’altro. Il centrosinistra, semplicemente non esiste e non vale la fatica parlarne.

 Ma torniamo alla prima ipotesi. Avremo la presidenza della Stasi? Una illustre signora che, da quando è assurta alla carica, l’avremo sentita nominare una o due volte per aver visitato un asilo? Neanche il sempre ossequioso e disponibile TG3 regionale è mai riuscito a darle la minima importanza. Per gli amanti della democrazia, aggiungo che non è stata eletta: e volevo pure vedere!

 Immaginiamo invece che, presi da un sussulto di dignità, si dimettano tutti e si vada a votare. Ebbene, sarebbe un’operazione inutile: verrebbero candidati più o meno gli stessi, con qualche faccia nuova per gli allocchi, e sempre gli stessi verrebbero eletti. Se questo passa il convento… Attingiamo alla società civile? Via, ragazzi: vi ricordate quando fecero deputati e & Lombardi Satriani, Corasaniti, Pino Nisticò, Peppino Chiaravalloti, Vito Teti, Di Bella, la Lo Moro, la De Sensi eccetera? Fallimenti più spocchia intellettualistica, niente altro. C’è del marcio, in Danimarca terra terra; ma il ceto degli intellettuali è anche peggio.

 Un corollario. Se dovremo votare, ricordatevi, amici del luogo, che dalle porte di Catanzaro alle porte di Reggio non c’è un consigliere regionale; e non ci sarà mai, perché il Soveratese e la Locride voteranno sempre e solo per qualcun altro. Certo, tutti i partiti metteranno in lista qualche nome locale, ma collocato in modo da portare voti ad altri e non prenderne mai abbastanza lui. Io scrivo “per isfogar la mente”, ben consapevole che il mio appello cadrà nel vuoto.

 Un ultimo corollario: vediamo di ridurre a trenta i consiglieri. Meno sono, meno fanno danno, in questa nostra Danimarca marcia.

Ulderico Nisticò

 

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